“Oggi potersi permettere una causa, anche una semplice e doverosa richiesta di risarcimento per danni subìti è un lusso per soli ricchi”. Con questa provocazione il presidente dell’Ordine degli avvocati di Rieti, Luca Conti, spiega i motivi dello sciopero di protesta indetto dagli avvocati italiani, al quale l’Ordine reatino ha largamente aderito, astenendosi dalle udienze il 20 e 21 marzo. “La pressione fiscale sulla giustizia ha raggiunto un livello che non è più tollerabile – prosegue Conti – costringendo tante persone anche a desistere dal portare avanti procedimenti importanti e facendo lievitare le fatture dei professionisti a cifre inaccettabili, considerando che la maggior parte degli onorari è costituita dalle spese affrontate dagli avvocati, spese, ad esempio, che in materia di giustizia amministrativa, per il contributo unificato del primo grado di giudizio, vanno da 650 fino a 6.000 euro e che per il secondo grado aumentano del 50%”. “TASSAZIONE ESASPERATA” “Una tassazione esasperata i cui ricavi dovrebbero quantomeno andare a migliorare la macchina stessa della giustizia – afferma il consigliere dell’Ordine degli avvocati di Rieti Giorgio Cavalli – che invece vede allungare sempre di più i suoi tempi, sia nel civile che nel penale, in campo amministrativo o tributario, a causa della carenza di organico, sia di magistrati che di impiegati, con la conseguenza che le cause civili durano di media oltre sette anni e che molti processi penali si concludono per intervenuta prescrizione del reato”. A dare manforte anche il consigliere Gianluca Coppo: “La nostra categoria è sicuramente penalizzata da una richiesta continua di bolli e contributi di ogni genere, ma questo si ripercuote sui cittadini, che vedono minato il loro democratico diritto di intraprendere un qualsivoglia percorso giudiziario a causa dei costi proibitivi. Sapete che se perdete l’appello o il ricorso per Cassazione che avete promosso dovete pagare un ulteriore importo pari al contributo unificato già versato?”. LA PROTESTA Una protesta, quella degli avvocati reatini che viene spiegata nel dettaglio da un comunicato stampa, dal quale si evincono tanti dei motivi che hanno spinto la categoria allo sciopero: “Contributo unificato per i giudizi civili (la tassa che il cittadino deve pagare per iniziare una causa) aumentato negli ultimi anni di oltre il 50% per il primo grado, di oltre il 100% per l’appello e di quasi il 200% per il ricorso in cassazione; dal gennaio del corrente anno lo Stato aumento di oltre il 330% dell’importo dell’anticipazione forfettaria a carico di chi promuove un giudizio civile; richiesta di pagamento, se si intende ricorrere alla commissione tributaria, per ogni singolo atto impugnato e se le parti sono due si deve pagare due volte; se si perde e si vuole promuovere appello la tassa viene aumentata ancora del 50%; mediazione obbligatoria in buona parte delle materie oggetto di contenzioso per cui non ci si può rivolgere direttamente al giudice ma bisogna prima fare un tentativo per trovare un accordo rivolgendosi ad appositi organismi e sostenendo ulteriori costi; intenzione, da parte del governo, di richiedere il pagamento di un ulteriore contributo unificato per conoscere i motivi per i quali una causa è stata vinta o persa, così se si perde una causa non si ha nemmeno il diritto di conoscere il perché (a meno che non si intenda provvedere a tale ulteriore pagamento); tagli e modifiche al patrocinio a spese dello Stato, istituto che garantisce la difesa di persone con reddito particolarmente modesto, che di fatto negano tale diritto di difesa ai non abbienti”. TEMPI LUNGHI “Tasse così alte e tempi così lunghi – spiegano insieme il presidente Conti ed i consiglieri Cavalli e Coppo – scoraggiano le persone dal rivolgersi alla giustizia, favoriscono i poteri forti e coloro che dispongono di grandi capitali e questo è un problema che riguarda la collettività, in quanto chiunque potrebbe aver necessità di tutelare i propri diritti rivolgendosi al sistema giustizia. Per questo ci teniamo affinché sia chiaro che gli avvocati protestano non per un loro interesse di categoria ma per far sì che la giustizia non venga definitivamente negata ai cittadini”. (M. Carr.) Nella foto, da sx, Giorgio Cavalli, Luca Conti, Gianluca Coppo. Foto: Carrozzoni ©