ROXANA E FRANCESCO, BUONA (NUOVA) VITA

(di Valentina Fabri) Sono giorni di scompiglio in città per la singolare vicenda che ha visto gli abitanti reatini protagonisti indiretti delle cronache di tutto il mondo. Già, perché la notizia dell’inaspettata e “insospettata” gravidanza di Suor Roxana, è rimbalzata dai giornali locali ai media nazionali e internazionali. Numerosi giornalisti si sono avvicendati nelle zone centrali della città, alla ricerca di dettagli di una storia dai tratti inequivocabilmente manzoniani. L’opinione pubblica, in un primo tempo tesa a condannare la suora, si è poi rivelata più clemente nei confronti della donna-madre. Lo sgomento comune, col passare dei giorni e dell’affiorare dei dettagli sul nascituro, a cui è stato dato il nome di Francesco in onore del nostro Papa, ha ceduto il passo ad un clima di solidarietà nei confronti della neo mamma e del suo bimbo; gesti concreti da parte di imprenditori locali che hanno offerto sussidi, collette organizzate da gente comune e beni di prima necessità donati per far fronte al primo periodo di vita del piccolo.
Si è cercato di agire, piuttosto che pensare e riflettere sul significato dell’accaduto e ben vengano i fatti che in certe occasioni contano più di qualunque parola… ma in questo caso, il nostro intento è quello di interrogarci sull’aspetto morale di quanto accaduto. Un bambino è venuto al mondo e questo per chiunque potrebbe bastare a mettere a tacere qualunque tipo di recriminazione nei confronti di una persona che nella sua scelta di vita, ha anche scelto di rinunciare ad una componente fondamentale dell’essere donna: la maternità. Senza volerci avventurare in inutili dilemmi esistenziali, la domanda che qui ci poniamo è: se ogni bambino ha il sacrosanto diritto ad avere una mamma, può essere considerato vero anche il contrario? In questo caso credo di no. Nessuna condanna, nessun moralismo, nessuna inutile accusa nei confronti di una donna, alla quale può essere concesso di sbagliare, in quanto essere umano, prima di tutto.
Donna Life non vuole essere il “luogo” dei facili moralismi, ma credo che in questa vicenda si sia un po’ perso di vista il lato etico della questione, considerando normalità ciò che non può e non deve essere accettata come tale. La nascita di questo bambino non è forse l’esito eventuale di una condotta che ben poco si confà alla scelta di vita di una donna che decide di riservare ogni forma d’amore alla religione? Il dover abbandonare la vita religiosa da parte di suor Roxana, ora che il suo ruolo primario sarà quello di madre, credo abbia ben poco a che fare con la scelta onesta e consapevole che forse avrebbe potuto prendere a suo tempo, una volta accortasi della precarietà della sua vocazione.
La vicenda sembra tanto inaspettata quanto facilmente riconducibile alla più nota questione della “tratta delle novizie”, tematica affrontata di recente da Papa Bergoglio: “…Per sfuggire a un destino di miseria e analfabetismo, diverse ragazze scelgono la proposta religiosa, lasciando famiglia e abitazioni di fortuna in Asia, Africa e Sudamerica per vivere il noviziato nella ricca Europa”. Un fenomeno condannato da Papa Francesco nel quale sembra rientrare appieno la suora salvadoregna. Del resto la mancanza di vocazione è testimoniata dalle stesse dichiarazioni della protagonista della vicenda, che, a poche ore dalla nascita del suo bambino ha affermato di sentirsi molto più mamma che suora. È nello stile di Donna Life, essere sempre al fianco del mondo femminile, tra tematiche e problematiche. Vogliamo pertanto unirci al buon senso che ha prevalso nella cittadinanza reatina, augurando a Roxana e al piccolo Francesco…BUONA (NUOVA) VITA! Foto: RietiLife ©

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