Ebbene, si dice ora, ripartiamo dall’anno zero: via i Piani di Recupero e ridisegniamo la città con Piani Pluriennali di Attuazione. Un po’ di chiarezza. Semplificando concettualmente la disciplina urbanistica, differenza fondamentale tra i Piani Integrati di Recupero ed i Piani Pluriennali di Attuazione è che i primi si sostanziano in un accordo tra amministrazione e proprietà delle aree interessate per opere anche in deroga ai parametri indicati nel Piano Regolatore, i secondi ne sono invece attuazione. Se ciò è vero, da esponente del centrodestra non posso non osservare che il Piano Regolatore della nostra città è stato adottato durante la consiliatura Cicchetti ed ha avuto iter di approvazione durante l’amministrazione Emili. Il Sindaco Petrangeli ed il centrosinistra nella sua pressoché totalità hanno espresso voto negativo alla sua adozione bollandone aspramente la mancanza di visione strategica e censurando le eccessive prospettive edificatorie nello stesso previste. Ora, con uno sforzo di fiducia, si potrebbe affermare in linea astratta che l’idea dell’assessore Cecilia rappresenti il riconoscimento implicito della validità delle scelte urbanistiche del centrodestra. Cosa buona e giusta potrei sempre pensare ricordando che da rappresentante del Comune, quale consigliere comunale, nel lontano aprile 2002 il Piano regolatore Generale ha avuto il mio voto favorevole. Devo però osservare che il centrodestra ha voluto garantire di più indicando nella via dei Piani Integrati lo strumento per conciliare l’obiettivo di un utile recupero del tessuto urbano con la capacità di investimento privato, l’esigenza di un celere e concreto sbocco funzionale ad aree per troppo tempo lasciate prive di azione con la contestuale esigenza di tutela dell’assetto storico e culturale della città. E non è certo un caso che tanta attenzione abbiano ricevuto da parte delle associazioni dell’imprenditoria, in un’ottica di rilancio dell’economia e dell’occupazione.
Ora il punto nodale, cui la sinistra di governo cittadino non può sottrarsi, non è tanto se l’idea dell’assessore Cecilia di un Piano Strategico Diventiamo Città sia condivisibile o meno nei contenuti. Certamente la lettura degli obiettivi dell’assessorato così come rappresentati sulle pagine di stampa locale appare un elenco di buoni propositi, qualcuno potrebbe aggiungere di promesse di memoria elettorale. Ma la questione è proprio qui! Non siamo in campagna elettorale e la città ha bisogno nell’immediato di decisioni operative. Non può ancora l’attuale maggioranza lanciarsi in proclami generali di futura memoria negando valenza ed utilità a Piani e Progetti che già oggi sono di possibile cantierizzazione. Ed allora il vero centro di discussione: se azzeriamo i Piani di recupero che hanno avuto un iter procedimentale di diversi anni e puntiamo sui Programmi Pluriennali d’Attuazione, per quanti anni ancora la città sarà condannata all’inerzia? Non accadrà, poi, un tutti contro tutti sulle annunciate scelte di pedonalizzazione e di reti ciclabili così come, ad esempio, si sta verificando nella programmazione della viabilità nel centro storico con la ZTL? Quali ne saranno le conseguenze è di facile intuizione. Ed ancora l’esigenza di azzerare i Piani di Recupero nasce da una presa di posizione meramente politica od essi Piani sono realmente non aderenti ad uno sviluppo armonico dell’assetto urbanistico della città? In tal caso dovremmo chiederci, però, come sia possibile che il loro contenuto sia stato condiviso sia dal centrodestra che dal centrosinistra nei lavori consiliari e come mai illustri esponenti del PD reatino ne sono ancora fautori. Il timore, o peggio la certezza, è che dopo un anno e mezzo di amministrazione Petrangeli, ove l’urbanistica è risultata grande assente, il prosieguo della consiliatura si sviluppi con dibattiti di facciata ma con un nulla di fatto. Questo non è utile a nessuno. Foto: RietiLife ©