ALBERTO MILARDI, IL FUTURO DELLA CARIRI HA GIÀ UN NOME

(di Nazareno ORLANDI) Ditecelo: se è un sogno, conviene non svegliarsi. Ma se è la realtà, supera di gran lunga l’immaginazione. Chi l’avrebbe mai detto? Eppure è così, ve lo garantiamo: la Studentesca Cariri è campione d’Italia assoluta al maschile, per la prima volta nella sua storia gloriosa, e Rieti, finalmente, ha trovato il modo di volare più in alto delle metropoli, di riscattare la sua stagnazione sportiva, di mostrare la propria “meglio gioventù”. Lo sceneggiatore, stavolta, si è dato da fare. Per la sua messinscena ha scelto il teatro dei sogni (il Guidobaldi), ci ha piazzato dentro tutti attori vellutati di rossoblù – che finora avevano vinto tanto, ma solo nelle categorie giovanili – e ha pensato pure di ambientare la sua trama alla fine di una stagione che per Rieti e il movimento dell’atletica era già stata straordinaria e infinita. In più, ha pregato il più grande di tutti, Andrew Howe, di tornare alla casa madre. Per un weekend. Per la storia. Al parco giochi del Guidobaldi le emozioni provate non hanno paragoni. “È la vittoria più bella”, dirà con i lucciconi agli occhi Andrea Milardi, uno a cui andrebbero consegnate le chiavi della città. Ma lo dirà alla fine, quando la suspence è terminata, quando anche il minimo dubbio di poter schiacciare la Riccardi Milano e la Enterprise Benevento è scivolato via. Prima c’è da soffrire. Eppure il Day1 aveva già raccontato abbastanza, e molto di inaspettato. Sperato, ma inatteso. Rieti era avanti, Milano inseguiva. E nemmeno così da vicino. “Non succede, ma se succede…”, avevano ripetuto come un mantra i rossoblù per tutta la notte. Vai tu a pensare che una società giovanile, anzi, “marcatamente” giovanile, seppur la più forte d’Italia, conquisti lo scudetto assoluto. Non può essere, si diceva, e intanto si preparavano tamburi, fumogeni e bandiere tricolori, perché… hai visto mai. LA GIORNATA Pronti, via. Simone Falloni spara oltre settanta metri (71.precisione cultori) di martello. Il “prot” Francesco Proietti si difende nei 400hs (sesto) malgrado una penalizzante corsia esterna, Mohad Abdikadar per poco non replica il successo di ieri dei 1500. È secondo sugli 800, ma la Riccardi sprofonda: è qui che si scava il solco. Oltre trenta punti di vantaggio. E mancano ancora Andrew Howe, Lorenzo Valentini, Sebastiano Bianchetti, la staffetta 4×400. Il traguardo è ad un soffio. Andrew nullo al primo, 6.96 al secondo, 7.33 al terzo, che poi rimarrà il migliore della sestina. “Piano piano tornerò, ma qui è proprio piano piano piano…”, sdrammatizza, ma basta per il secondo posto, e onore a lui che c’è stato. Dall’altra parte, il gigante buono Bianchetti, 17 anni e 17 metri tondi tondi con il peso degli adulti (quello da sette chili e rotti), scaraventato nelle terre che solo nel lontano 1974 erano state raggiunte. È primato italiano allievi. Segnatevelo: Sebastiano-Bianchetti-da-Contigliano, ne sentirete parlare. Fanno ciò che possono Lorenzo Carlone nell’alto e Eugenio Hlinsky nei 5000, mentre sui blocchi dei duecento va Lorenzo Valentini, l’atleta che in Cariri ha vinto più di tutti, addirittura più di Howe. L’azzurro Diego Marani, della Riccardi, lo insidia. Ma se vince Lorenzo il Magnifico ci abbracciamo. E infatti vince. E infatti ci abbracciamo. E infatti è scudetto, ormai in cassaforte. Manca solo la staffetta. Ma è scudetto. Il Guidobaldi esplode. LA FESTA La “passione” e il “sentimento”, due concetti che coniugati insieme fanno la chiave di lettura della Studentesca Cariri, sventolano sugli striscioni pitturati giovedì notte dai ragazzi. La staffetta, e poi l’urto liberatorio. Gianluca Martino, Vincenzo Vigliotti, Marco Valentini, Lorenzo Valentini. Il testimone al traguardo lo porta quest’ultimo, a braccia alzate. La Cariri demolisce le avversarie. Trentacinque punti sulla Riccardi e altrettanti sulla Enterprise. Tripudio. Prima ancora che finiscano le gare femminili (donne Cariri settime con onore) comincia la festa. Alberto Milardi, l’uomo che ha disegnato le strategie di questi Societari Assoluti e che è destinato a raccogliere l’eredità sportiva di papà Andrea, viene “tuffato” nella riviera delle siepi. Joseph Figliolini sembra posseduto, guida i festeggiamenti come un capobanda, e poi mostra i muscoli in stile Balotelli. C’è il sindaco Petrangeli che sta imparando ad apprezzare l’atletica, c’è il presidente Paolo Angelini che si prepara ad alzare l’ennesima coppa. C’è anche chi ha gareggiato ieri, i vari Roberto Donati, Mauro Quattrociocchi, Marco Zitelli, e tutti gli altri. E poi c’è l’abbraccio dell’intero movimento.”I campioni dell’Italia siamo noi”, cantano a squarciagola sul podio. Merito di uomini e donne che si sacrificano da anni, di una banca (la Cassa di Risparmio di Rieti del presidente Alessandro Rinaldi) che ha sempre sostenuto il progetto Studentesca, ma anche di giudici, tecnici, volontari: la grande famiglia dell’atletica reatina. Perché i trionfi non si improvvisano. Prima si semina, e poi si raccoglie. Al Guidobaldi, Andrea Milardi ha seminato tantissimo. Oggi raccoglie. E oggi piange anche le lacrime più belle. Foto: Gianluca VANNICELLI/Agenzia PRIMO PIANO ©

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