Agricoltura, la Piana di Rieti si candidata per la rete FAO-GIAHS: il 18 gennaio la presentazione

In un momento storico in cui la battaglia del grano è parte di un conflitto internazionale e in particolare europeo, con le ripercussioni della guerra in Ucraina, uno dei granai di casa nostra si candida a diventare modello di rilevanza globale. E’ la Piana di Rieti, vallata che ha dato origine a varietà straordinarie quali il “Rieti originario” e il “Senatore Cappelli”, oggi rivalutate e particolarmente ricercate.

Inserita nel 2019 nel Registro nazionale dei Paesaggi Rurali di Interesse Storico del MASAF, adesso la Piana di Rieti si candida a diventare sito GIAHS d’Italia, dopo le Colline del Soave e la Fascia olivata di Spoleto-Assisi. I Globally Important Agricultural Heritage Systems riconosciuti dalla FAO sono aree in cui le pratiche agricole tradizionali vengono riconosciute come patrimonio prezioso non solo per la loro funzione primaria, ma anche per il mantenimento di biodiversità e qualità del paesaggio. L’avvio del dossier, sarà presentato sabato 18 gennaio a Rieti, in un evento pubblico. L’appuntamento è alla Fondazione Varrone (Largo S. Giorgio) alle ore 16.

Ad aprire l’iniziativa saranno i sindaci dei Comuni coinvolti, Daniele Sinibaldi e Michele Paniconi, rispettivamente primo cittadino di Rieti e di Rivodutri, e i rappresentati della Regione Lazio, Giancarlo Righini, Assessore a Bilancio, Agricoltura e Sovranità Alimentare, Caccia e Pesca, Parchi e Foreste, e Michele Nicolai, consigliere regionale.

Seguono gli interventi di Marcello Mari, coordinatore della candidatura, del Prof. Mauro Agnoletti, titolare della Cattedra Unesco “Paesaggi del Patrimonio Agricolo” ed esperto scientifico dell’Osservatorio Nazionale dei Paesaggio Rurale del MASAF e del Prof.  Tiziano Tempesta, docente di economia agraria e membro del Comitato Scientifico del Programma GIAHS della FAO.

“Per secoli – dichiara Agnoletti – la Piana di Rieti è stata uno dei serbatoi di grano del Paese, conservando il paesaggio e la vocazione agricola risultante dalle opere di bonifica, operate dai romani, di quella che era un’area paludosa. Oggi questo luogo può ancora giocare un importante ruolo nella conservazione e promozione di varietà rare di cereali oggi quasi scomparse ma fondamentali per la biodiversità.  Negli anni 30 del secolo scorso si coltivavano ancora almeno una sessantina di varietà di grano in Italia, forse meno produttive, ma più ricche di nutrienti e povere di glutine, risultato dell’adattamento ai nostri suoli e ai nostri climi.  Negli ultimi anni si assiste ad un recupero di interesse per i cosiddetti “grani antichi”, intendendo con questo termine varietà che non hanno subito tecniche di miglioramento genetico. Si tratta di una agricoltura made in Italy che è importante tutelare e promuovere, per ridurre l’abbandono e valorizzare il rapporto fra qualità dei prodotti e qualità del paesaggio rurale, un valore aggiunto del nostro sistema agricolo non riproducibile dalla concorrenza, utile anche alla promozione di un turismo più attento e sostenibile”.

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