“Non sempre dobbiamo raccontare di malasanità: grazie a tutto il Pronto Soccorso di Rieti”

Pubblichiamo una lettera di ringraziamento al Pronto Soccorso di Rieti e al personale del centro riabilitativo di Poggio Mirteto inviata alla Redazione di RietiLife. 

“Troppa fila al pronto soccorso, inefficienza dei sanitari, mancanza di umanità del personale di assistenza… Quante volte in redazione vi sono giunte queste lamentele?
Ebbene, questa sera sento il dovere morale di raccontarvi tutt’altra storia.

Mio padre ha compiuto 88 anni ad agosto e appartiene a quella schiera di irriducibili per cui il riposo non esiste, neanche nei pomeriggi più torridi che ci ha regalato quest’estate. Si chiama Angelo, e penso proprio che siano stati gli Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, il 29 settembre scorso, a illuminare il medico del pronto soccorso di Rieti.

Il giorno prima, mio padre era caduto all’indietro. Apparentemente non si era fatto granché male. Solo dopo estenuanti discussioni, il giorno successivo sono riuscita a convincerlo a sottoporsi a un controllo al pronto soccorso. È stato grazie alla professionalità del medico di turno, che ha insistito per eseguire una TAC cerebrale, che abbiamo scoperto qualcosa di grave: mio padre aveva in corso ben tre emorragie cerebrali.

Mio padre è un paziente in terapia anticoagulante per problemi cardiaci. Non individuare le emorragie e continuare la terapia anticoagulante gli avrebbe comportato una morte certa.
Per questo, sento il dovere di ringraziare il personale del pronto soccorso che ha prontamente individuato il problema.

Un ringraziamento speciale va anche al personale del reparto stroke, dove mio padre ha trascorso la settimana più difficile, a rischio di reiterazione delle emorragie; al reparto di neurologia, dove ha trascorso il primo mese iniziando il percorso di recupero; e infine al centro riabilitativo di Poggio Mirteto, dove ha raggiunto importanti traguardi di recupero funzionale. Grazie a loro, oggi, a due mesi esatti dall’incidente, mio padre è potuto tornare a casa.

È stata una vera e propria maratona di professionalità e umanità, che ha permesso a mio padre di affrontare e superare un percorso a ostacoli. Oggi può dire, con orgoglio, di essere tornato a casa e di avere molto per cui ringraziare. Non sempre, e per fortuna, dobbiamo raccontare di malasanità. Dobbiamo avere più fiducia nei professionisti che operano sul nostro territorio”.

 

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