Il Comune di Magliano Sabina e ATCL, circuito multidisciplinare del Lazio sostenuto da MIC – Ministero della Cultura e Regione Lazio, presentano la stagione teatrale 2024-2025 del Teatro Manlio, cinque spettacoli con grandi interpreti della scena teatrale italiana. La Stagione è stata creata in collaborazione con La Mirabilis Teatro Societas che dirige dal 1997 il teatro Manlio.
Ad aprire la stagione, sabato 4 gennaio, Rumba – L ‘asino e il bue del presepe di San Francesco nel parcheggio del supermercato di e con Ascanio Celestini. Un uomo contro corrente che, pur essendo ricco, scelse non solo di essere povero, ma di farsi servo dei poveri. Un cavaliere che non volle più fare la guerra e che, da frate, in tempo di crociate, si recò in Terra Santa predicando la pace e la fratellanza. Ma perché Francesco ci affascina ancora dopo otto secoli? E dove lo troveremmo oggi? Tra i barboni che chiedono l’elemosina nel parcheggio di un supermercato? Tra i facchini africani che spostano pacchi in qualche grande magazzino della logistica? In scena c’è Ascanio Celestini che racconta e Gianluca Casadei che suona. Rumba è la terza parte di una trilogia composta anche da Laika (2015) e Pueblo (2017). I due personaggi sono gli stessi in tutti e tre gli spettacoli, vivono in un condominio di qualche periferia e si raccontano quello che gli succede. Nella povera gente del loro quartiere riconoscono facce e destini analoghi a quelli degli ultimi che Francesco ha incontrato otto secoli fa che, oggi come ieri, nessuno vede.
Domenica 26 gennaio, Le Eroine di Puccini, soprano Renata Campanella, concertatore, narratore e al pianoforte M° Stefano Giaroli. Giacomo Puccini è stato definito, fra i grandi operisti, come il più delicato lettore ed interprete del mondo femminile, per altri come un sadico celato in guanti di seta. Questa seconda lettura della sua arte è giustificata dalla fine terribile che designa a molte delle sue protagoniste: morte via via per tisi, per sete e consunzione, addirittura suicide e comunque infelici e disperate. La tragica protagonista di “Madama Butterfly” è solo uno dei grandi personaggi femminili dell’opera pucciniana. Tosca, Mimì, Manon, Suor Angelica e altre: tragiche sentimentali figure da sogno. Figure fragili e decise, vittime di contrasti etici e culturali, principesse glaciali e regine da operetta: non emerge solo la tragicità di Madama Butterfly nel folto pantheon di Eroine Pucciniane. Un viaggio fantastico, dove il grande soprano Renata Campanella con le sue straordinarie doti vocali e interpretative ci farà conoscere tutte queste figure. Il Maestro Stefano Giaroli, affermato direttore d’orchestra, pianista e divulgatore, accompagnerà la voce e introdurrà ognuna di queste figure, contestualizzandole e aiutandoci ad apprezzare la straordinaria musica di Puccini.
Sabato 22 febbraio, I Mezzalira – panni sporchi fritti in casa, scritto da Agnese Fallongo, con Agnese Fallongo e Tiziano Caputo e con Adriano Evangelisti. Dopo “Letizia va alla guerra” e “…Fino alle stelle!”, spettacoli con i quali si sono posti all’attenzione della critica e del pubblico negli ultimi anni, Agnese Fallongo e Tiziano Caputo tornano con un nuovo progetto dal titolo insolito e curioso: “I Mezzalira – panni sporchi fritti in casa”, terzo capitolo che conclude la “Trilogia degli Ultimi” iniziata dalla Fallongo con la scrittura dei primi due. Accanto a loro Adriano Evangelisti che, dopo averli diretti in “Letizia va alla guerra”, questa volta li affiancherà sul palcoscenico dando corpo e voce al protagonista – narratore della storia. La regia è affidata ancora una volta a Raffaele Latagliata, che già aveva firmato quella di …Fino alle Stelle! ad ulteriore conferma dell’ormai consolidato sodalizio di questo collettivo artistico. Sabato 15 marzo, Buoni o Cattivi? Punti di vista scritto da Riccardo Bàrbera con Miriam Mesturino, Franco Oppini e Gino Auriuso. Una carrellata teatrale sull’eterna lotta tra il bene e il male, un viaggio nelle sfide tra buoni e cattivi dalle origini del mondo fino ai giorni nostri. Personaggi presi in prestito dalle Sacre Scritture, Boccaccio, Shakespeare, Pirandello, Allen… Uno zibaldone semiserio che spazia tra storia e poesia, tra parodia e teatro classico, tra antiche fiabe “terrificanti” e sketches, ponendosi sempre la stessa domanda: nell’era della relatività ha ancora senso dividere il mondo tra buoni e cattivi? A volte il buono risulta insopportabile, il cattivone è solo ridicolo, a volte dipende dal punto di vista: ogni nemico ha un nemico malvagio per cui è lui il nemico malvagio. Nel secolo dei dubbi, in cui la comunicazione ci bombarda continuamente con messaggi contraddittori siamo così sicuri di saper distinguere cos’è il bene e cos’è il male? Chi sono i buoni e chi sono i cattivi? Sul palco Franco Oppini, Miriam Mesturino e Gino Auriuso si avvicendano, si intersecano, si sdoppiano in una carrellata che scandaglia il teatro e la letteratura di tutti i tempi alla ricerca dell’eterno contrasto tra il bene e il male, a volte reinterpretando in chiave dubbiosa grandi sfide, come quella tra Caino e Abele, a volte portando in scena brani di grandi autori che già di questo dubbio hanno fatto tesoro (da Shakespeare a Woody Allen, da Boccaccio a Pirandello). Il ritmo è incalzante, l’ironia è imperante, ma lascia spazio a momenti di pura e intensa teatralità. Il grande protagonista di questo scoppiettante show è il pubblico, chiamato a stilare ogni sera una nuova classifica di… Buoni o Cattivi?
Domenica 30 marzo, Nel Blu. Avere tra le braccia tanta felicità, di e con Mario Perrotta, musiche Domenico Modugno. arrangiamenti Vanni Crociani, Massimo Marches, Mario Perrotta, pianoforte, fisarmonica Vanni Crociani, chitarre, Massimo Marches, violoncello, Giuseppe Franchellucci. L’autore, regista e interprete Mario Perrotta dedica il suo nuovo progetto alla “felicità” ispirandosi alle parole, alla musica e alla vita del celebre cantautore Domenico Modugno, che, secondo l’artista, incarna a pieno questo sentimento. Uno spunto per riflettere su quanto sia difficile oggi aspirare alla felicità, a differenza dell’epoca del boom economico in cui c’era voglia di sognare un futuro migliore. “Parole fragilissime: sono queste che – ultimamente – mi intrigano. Libertà, ad esempio. È a lei che ho dedicato il mio ultimo progetto, ho cercato di lei nelle insenature nascoste dei capolavori di Italo Calvino, ho provato a tradurla in domande brucianti da portare sul palco. E la risposta esaltante del pubblico è stata un applauso continuo alla libertà stessa, a quel bisogno di autodeterminarsi ma in sintonia con il mondo. Adesso è il momento di un’altra parola ancor più delicata perché, forse, non esiste: felicità. Eppure, c’è stato un momento in cui il nostro paese – e una gran parte del mondo – è apparso felice. Sono gli anni a cavallo del 1958, gli anni subito prima e subito dopo l’inizio del boom economico. La gente era – o sembrava – felice, carica di futuro negli occhi. Basta rivedere i film di quell’epoca, ascoltare le canzoni, ripercorrere i racconti di chi c’era. Anche i ceti meno abbienti sembravano felici. Sicuramente più felici dell’umanità contemporanea abitata da “passioni tristi”.
E se c’è un uomo che incarna tutto questo nel suo corpo, se c’è uno che con la sua voce, con la spinta vitale che ha abitato ogni suo passo, rappresenta appieno quegli anni, questo è Domenico Modugno. Un ragazzo di una terra dimenticata da Dio – quella Puglia che sarebbe rimasta alla periferia del regno ancora per decenni, quando anche io la lasciai per cercare una vita artistica altrove – che parte all’avventura e si ritrova, dopo pochi anni, a insegnare a tutto il mondo a “volare”: apre la bocca e trascina via con quell’urlo irrefrenabile ogni residuo fosco del dopoguerra. Con una sola canzone rende l’intero occidente felice di esistere. Eppure, lui sapeva di lavorare sull’effimero, sull’impalpabile ma, nonostante tutto, si ostinava a crederci: «Io voglio cantare la felicità. Anche se non esiste, mi voglio illudere che esista, devo credere che esista». Proverò ad accostare la sua storia con tutta la cura possibile, per non tradire un uomo della mia terra, per non tradire la mia terra stessa e l’inno alla felicità che Domenico Modugno incarna. Proverò a farlo – come per Calvino – in musica e parole, ma questa volta i musicisti/compositori saranno con me sul palco.
Proverò a porre e a pormi domande urgenti sulla felicità, per indagare cosa rendesse quell’Italia di allora così capace di guardare al futuro e al prossimo con leggerezza e cosa, oggi, ci impedisce di continuare a farlo.” (Mario Perrotta)
PREZZI ABBONAMENTI E BIGLIETTI
ABBONAMENTI:
Intero: € 60,00
Ridotto: € 50,00
BIGLIETTI:
Intero: € 15,00
Ridotto: € 13,00
CAMPAGNA ABBONAMENTI:
da lunedì 2 a venerdì 6 dicembre dalle ore 17.30 alle ore 19.00 da lunedì 9 a venerdì 13 dicembre dalle ore 17.30 alle ore 19.00 lunedì 16 e martedì 17 dicembre dalle ore 17.30 alle ore 19.00 lunedì 23, martedì 24 e venerdì 27 dicembre dalle ore 17.30 alle ore
19.00 lunedì 30 dicembre dalle ore 17.30 alle ore 19.00
giovedì 2, venerdì 3 e sabato 4 gennaio dalle ore 17.30 alle ore 19.00 CONTATTI:
Teatro Manlio
Via Roma 2, Magliano Sabina
Tel. 392 541 5913 | [email protected]
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