La lettera: “Pronto Soccorso del De Lellis? Esperienza da Terzo Mondo”

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un lettore. Repliche a [email protected]

È davvero imbarazzante assistere e vivere alcune esperienze in Pronto Soccorso. Ora più che mai si sente parlare, da destra a sinistra, delle liste di attesa per poter fare degli esami come una priorità da affrontare e risolvere. Non vi è dubbio che il rapporto operatori sanitari/ pazienti sia impari, in difetto ovviamente. Ma ciò non può assolutamente giustificare o, peggio, farci abituare a “convivere” con tale obbrobrio. Quelle nel Pronto Soccorso sono soprattutto le attese di familiari che, ore e ore pazientemente ed educatamente, attendono di conoscere tempi e condizioni di chi vi è dentro. Non basta assolutamente aver predisposto una postazione c.d. di accoglienza se, da questa, provengono informazioni parziali, talvolta con modi scarsamente appropriati e, troppo spesso, difformi da ciò che, alla fine, risultano essere state verbalmente programmate. La ciliegina sulla torta,poi, si gusta al momento delle dimissioni: persone anziane non autosufficienti lasciate con ancora il braccialetto e peggio gli elettrodi attaccati, che vengono fatte uscire praticamente con il solo camice, nonostante i familiari fossero stati assicurati che avrebbero provveduto a rivestirli… Insomma uno spettacolo neanche da Terzo Mondo… D’accordo, problemi ci sono ora come c’erano anche in passato,ma questo è davvero troppo. Decoro, dignità e rispetto della persona non possono essere più calpestati da alcuno, men che meno dagli operatori sanitari di ogni livello. Attendiamo, ancora fiduciosi, concreti interventi locali e regionali e risposte meritoriamente solerti da chi è deputato a garantire la pubblica salute associandola a professionalità, umanità e rispetto generale e totale per la persona. Di contro, ci si armi politicamente di coraggio e si dica, a chiare lettere, che la Sanità non debba più essere costituzionalmente pubblica. Fabrizio Chiaretti

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