“Montagna dal confino ad un orizzonte senza confini l’insegnamento di Don Milani”

Un evento a cui tutti sono invitati a partecipare, rivolto non solo agli appassionati di montagna ma anche agli educatori, agli studenti e agli insegnanti, quello che si terrà alle ore 18.30 venerdì 3 maggio presso l’Auditorium San Giorgio-Fondazione Varrone, Largo San Giorgio, Rieti (ingresso libero).

La serata, moderata da Ines Millesimi con l’intervento del Vescovo Mons. Vito Piccinonna, è dedicata alla figura luminosa e illuminante di Don Milani, il sacerdote che in un’area interna del Mugello, in Toscana, ha lanciato un insegnamento ancora così attuale e determinante per i giovani più difficili e poveri, e perciò emarginati. Ha detto papa Francesco in un videomessaggio che l’inquietudine di don Lorenzo Milani “non era frutto di ribellione ma di amore e di tenerezza per i suoi ragazzi, per quello che era il suo gregge, per il quale soffriva e combatteva, per donargli la dignità che, talvolta, veniva negata”.

A ben vedere, grazie al film di successo “Un mondo a parte” con Antonio Albanese, l’argomento delle scuole di montagna è tornato d’interesse.

A 101 anni dalla sua nascita, questa serata del CAI di Rieti è un’occasione differente rispetto alle altre celebrazioni per rievocare la storia di don Milani attraverso immagini e racconti della pronipote Alice Milani, autrice del libro di graphic novel intitolato Università e pecore. Vita di don Lorenzo Milani (Feltrinelli 2019). Ne esce un ritratto fuori dalle convenzioni, un lascito molto moderno che scuote tutte le coscienze. Mai come in questo periodo storico fatto di indifferenza e di paura del diverso, di ostilità verso i temi dell’accoglienza e dell’inclusione, la pratica educativa della scuola di Barbiana ideata da don Milani è da conoscere come esempio. La sua stessa figura di prete, che segue alla lettera il Vangelo, colpisce per la forza delle proprie scelte nette e coerenti, per la consapevole tensione verso gli ultimi e per le loro ragioni, al punto di vivere con loro in un ambiente duro e a lottare contro le frange più conservatrici delle gerarchie della curia fiorentina. Perciò don Milani fu destinato al “confino” nella piccola comunità di Barbiana, una piccola parrocchia destinata alla chiusura, pochi abitanti, montanini e contadini. Le battaglie del parroco di montagna con gli scarponi – come lui stesso si definì – morto nel 1967 a soli 44 anni, esprimono ideali grandi, desideri cristiani di solidarietà, uguaglianza e giustizia sociale, ma sempre all’interno della dimensione religiosa ed evangelica. E la scuola era lo strumento per dare ai giovani e ai lavoratori – operai e contadini – lo strumento pratico per strapparli dall’emarginazione, dai preconcetti inculcati dagli altri e dalla sudditanza sociale.

Questo evento di cultura, come gli altri programmati dal CAI di Rieti, vuole porre l’accento sul “limite” e sulla grandezza umana che s’incontrano nel messaggio e nel contesto ambientale della montagna.

Al termine dell’evento ci sarà spazio per il dialogo con il pubblico.

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