Un dipendente Asl ha inviato una lettera, firmata, per denunciare problemi della sanità reatina e non solo, a partire dai macchinari fino ad arrivare all’orario di lavoro. Di seguito la lettera. RietiLife rimane a disposizione per ogni chiarimento e replica che si può inviare a [email protected].
A scrivere è un professionista sanitario strutturato della ASL di Rieti.
Scrivo alla vostra redazione con voce unanime, o meglio facendo gruppo con molti colleghi tecnici e infermieri. Crediamo che non sia più il caso di aspettare altro tempo e portare pazienza riguardo situazioni incresciose divenute nel tempo umanamente e professionalmente insopportabili.
Con quanto andremo a descrivere, tenteremo di mettere in risalto le negatività di una gestione e/o organizzazione divenuta sempre più critica per Noi operatori, ma soprattutto per i pazienti.
Da anni, i tecnici di radiologia medica, stanno lavorando con un paddock macchine ridotto all’osso, meritevole di più attenzione e caratterizzate da una qualità discutibile per non dire, “spesso estremamente scadente”.
In Pronto Soccorso, da due anni questi operano con macchine da campo, o meglio apparecchiature portatili, di quelle che negli altri ospedali ci fanno gli esami a letto per degenti non trasportabili, apparecchiature quindi dalle capacità limitate e soprattutto inadeguate per lo studio di alcuni tratti anatomici come Addome e Colonna Lombare dei soggetti con corporatura medio – grande. Tale situazione è stata oggetto di “sottovalutazione”, i professionisti sanitari del DEA (Dipartimento Urgenza- Emergenza) sono stati letteralmente abbandonati a se stessi e costretti ad operare in stanze piccole e invalidate a causa dell’ingombro dettato dalla presenza di due macchinari fissi, uno con circa 20 anni di attività sulle spalle, pertanto datato, fuori norma e tra l’altro dismesso da più di due anni, e uno del 2018, recente si, ma all’atto pratico mai risultato del tutto funzionante. Quest’ultimo è stato oggetto di innumerevoli discussioni e da circa un mese, è stato finalmente dichiarato inutilizzabile, ma questo solo grazie ad una forte presa di posizione da parte del Coordinatore Tecnico che né ha propiziato un controllo mirato da parte di ditta specializzata.
Il gruppo professionale TSRM tutto, ha più volte avanzato lamentele e mostrato perplessità sulla surreale situazione a Dirigenti e Primari.
L’azione di questi però, è stata nel tempo scarna e “tardiva”, alla faccia del disagio per operatori e pazienti. Attualmente come se non bastasse, dopo anni di controversie, questi stanno finalmente convergendo verso acquisti di nuove tecnologie, ma purtroppo le scelte delle macchine, spesso sono risultate discutibili e non apprezzate da gran parte dei professionisti tecnici.
La cosa che però fa più rabbia, al di là del ritardo negli acquisti, è come questi si sentano presi in giro nel non essere coinvolti nelle scelte, fatta eccezione ovviamente per i soliti noti che si prestano.
Anche sé avanzano “occasionalmente”, per i corridoi dell’ospedale (data la perenne mancanza di confronto tra le parti), richieste di specifiche strumentazioni utili alla gestione di un paziente con trauma, per sua natura principale tipologia in un Pronto Soccorso, i tecnici non vengono presi minimamente in considerazione, come se a lavorare con queste macchine siano poi altri. Purtroppo con ciò, per i pochi acquisti tecnologici fatti nel recente passato, solo in poche occasioni i tecnici radiologi sono rimasti veramente soddisfatti della qualità delle apparecchiature a loro affidate.
Altre sezioni dove siamo costretti ad operare con estrema criticità e/o difficoltà sono le Sale Operatorie e la Radiologia Tradizionale Ambulatoriale.
Coperte dalla Diagnostica per Immagini, ci sono 5 Sale Operatorie, il tutto gestite al suo interno con la presenta di una specifica macchina chiamata Arco a C.
Ad eccezione di quella utilizzata per l’ortopedia e, “in parte”, quella dedicata alla chirurgia vascolare (nuova ma con noti problemi di stallo per surriscaldamento), tutte le altre sono datate, fuori norma, e spesso andate in blocco nel bel mezzo di un’intervento chirurgico il tutto, creando panico tra operatori come sé dentro una sala operatoria l’aria non sia già tesa per sua natura.
Anche qui, dopo diverse lamentele e proteste da parte dei tecnici, si è convenuto o stanno per convenire, per l’acquisto di un modello di Arco a C Philips del 2015 (siamo nel 2024, a voi i dovuti calcoli).
In ambulatorio di Radiologia Tradizionale invece solo 1 macchina telecomandata su 5 funziona, ed è qui che secondo disposizioni della Funzione Organizzativa dell’Area Tecnico Sanitaria, i tecnici di radiologia dovrebbero giornalmente sopperire agli esami ambulatoriali tutti e, all’evenienza, quelli che non possono essere eseguiti in Pronto Soccorso a causa delle criticità descritte prima.
Una gestione quest’ultima tra l’altro difficile e rischiosa per operatore tecnico e paziente, che comporta il disaggio di passare da un piano all’altro dell’ospedale e che deve tenere conto dell’alto rischio di complicanze del degente in itinere.
Molte sono le macchine indecenti, tra vecchie e nuove, l’esempio più pratico è quello riferibile all’acquisto di apparecchiature portatili WDM Mobilefin M 40-1, arrivate nel 2021 e mai utilizzate perché non regolarmente funzionanti e con una interfaccia caratterizzata da sole scritte in cinese.
Tra vecchie macchine ferme, sulle quali l’azienda ha inutilmente pagato fittizie manutenzioni per anni prima della loro recente dismissione figlia solo dei rumors “nati e campeggianti in corsia tra operatori”, e macchine nuove molte delle quali mal funzionanti e/o inutilizzabili, la situazione da 10 anni a questa parte è sempre andata a regredire fino a toccare livelli vergognosi per qualsiasi società civile.
Anche la pianta organica dei tecnici e degli infermieri è ridotta all’osso e si continua ad assumere personale interinale che per ovvie ragioni non ha diritto di manifestare “disapprovazione” se non correndo il rischio di un mancato rinnovo. Come dire, necessarie condizioni per il “non vedo, non sento e non parlo”.
Infine, per creare ulteriore malumore e disgregazione tra operatori, anche la recente decisione di cambiare gli orari di lavoro di infermieri e tecnici turnisti del Pronto Soccorso, passando quindi da turni di 6 ore a turni di 7, il tutto impedendo di raddoppiare nella stessa giornata il monte orario da parte di quei sanitari (70-80%) con abitazioni distanti almeno 50 Km dall’ospedale De Lellis. Tale situazione comporta quindi più turni, più viaggi, più spese, più rischio di incidenti stradali e gravi ripercussioni di gestione familiare per gli operatori, non pochi, genitori di piccoli bambini.
Un orario folle che non permette di fare nemmeno un semplice cambio turno tra operatori del mattino e del pomeriggio, insomma, privazione della gestione tra colleghi della vita fuori le mura ospedaliere.
E infine, vogliamo parlare di stipendio? Tra i più bassi d’Italia dato che non vengono remunerate tante indennità che poi fanno la vera differenza tra uno stipendio decente e non.
Si lavora male, si è mal pagati e le risorse per gestire i degenti sono sterili, ma nonostante tutto, ci mettiamo l’anima in quello che facciamo perché abbiamo rispetto per i pazienti nonostante l’inevitabile mole di offese che riceviamo in giro o sui social network. Questa Azienda, o chi la rappresenta, non ha rispetto dei propri lavoratori e la cosa che riesce a fare meglio e il “dividi et impera”, ma non si capisce che a rimetterci saremo tutti prima o poi.
Quanto ancora dovremmo vergognarci di dire che lavoriamo per la ASL di Rieti, data la nota nomina che si è fatta per la sua “mala gestio”?
La salute è cosa sacra ma la cosa grave è che c’è lo ricordiamo solo nei rari momenti del bisogno!
Dinanzi a tutto ciò, vale ancora la pena di continuare? Spesso in trend a questa domanda tra professionisti sanitari è notoriamente negativa quando non dovrebbe esserlo! Quanto manca alla sanità pubblica reatina?
Ecco qui noi addetti ai lavori saremo sinceri con chi legge, se non ci diamo una svegliata tutti, molto poco!
Foto: RietiLife ©
Medici e infermieri molto preparati, peccato che non abbiano macchine e laboratori funzionanti. Io ho dovuti provvedere in altre strutture per avere risultati di laboratorio.