(ch.di.) Rieti si stringe in silenzio e preghiera, per l’ultima volta per salutare il vescovo emerito, Delio Lucarelli, morto a 85 anni lo scorso 29 gennaio dopo una lunga malattia. Durante i funerali, a Sant’Agostino, tanti reatini e tantissimi fedeli hanno dato il loro ultimo saluto al vescovo che ha accompagnato la diocesi di Rieti per 18 anni, dal 1997 al 2015. Ieri la camera all’ardente nella Cattedrale di Santa Maria, con la preghiera alle 19 della comunità diocesana reatina voluta dal vescovo Vito Piccinonna. In tantissimi all’ultimo saluto, dalle istituzioni cittadine, con il sindaco di Rieti – Daniele Sinibaldi – fino alle cariche religiose con il vescovo, Vito Piccinonna, che ha officiato la messa.
“Sulla tua parola getterò le reti”. Il Vangelo scelto per le esequie di Delio Lucarelli ha come protagonisti Gesù e i suoi discepoli. La Fede al centro. “Sarai pescatore di uomini”. Lo è stato Lucarelli che ha guidato la chiesa reatina prima sotto Giovanni Paolo II poi con Papa Francesco. Il primo l’ha ordinato vescovo mandandolo a Rieti dalla sua Fano, il secondo ne ha accettato le dimissioni, con la malattia che si faceva più forte. “In verbo tuo. I pescatori e la pesca sono stati il filo d’oro della sua vita. Orientamento e interpretazione della sua prospettiva umana e parabola episcopale” dice Piccinonna di Lucarelli.
“Nella biografia del vescovo Delio ci sono 5 momenti in cui ha risposto al Signore. La chiamata alla vocazione e l’ordinazione innanzitutto”. E poi la guida del seminario, l’apertura dello sguardo nelle Pontificie opere missionarie. E la risposta all’episcopato: “Vissuto qui, a Rieti, per 18 anni, per cui ha speso tutte le energie. Donandosi interamente, senza risparmio. Guida saggia e illuminata. In momenti ordinari e straordinari, come il Giubileo. E poi ha gettato le reti anche a 75 anni terminando il suo impegno e restando qui. Delio ha insegnato che lo Sposo della Chiesa è solo Cristo e noi possiamo vantarci di essere amici suoi. Addio vescovo Delio, continua ad amare questa chiesa“.
Foto: Gianluca VANNICELLI ©