Riceviamo e pubblichiano una lettera di un abitante di Cantalice che si è lamentato con l’attuale Amministrazione Comunale di Cantalice per la scelta di riasfaltare l’antica scalinata del borgo:
“Cantalice, come si sa, è un borgo medievale reso unico nel Lazio dal suo aspetto urbanistico, sviluppato in verticale lungo un ripido sperone di roccia con i suoi 365 gradini scavati nella roccia da scalpellini del luogo, i quali con sacrificio e tanta fatica avevano collegato la parte inferiore del paese fino alla parte superiore che porta alla chiesa di San Felice e al castello.
Prima delle festività natalizie, è stato inferto l’ultimo colpo mortale al tratto di scalinata che porta dalla stupenda piazza del Ballo fino a San Felice. È stato sventrato l’antico del tredicesimo secolo per mettere il moderno che si usa nelle periferie, costituito da materiali scadenti provenienti da paesi stranieri, i quali tendono a sbriciolarsi nel tempo. L’Amministrazione Comunale, non sapendo come spendere i soldi del PNRR, ha pensato bene di riqualificare, anzi di deturpare l’unico patrimonio paesaggistico, storico e archeologico, che appartiene ad ogni singolo cittadino, e di cui dobbiamo esserne orgogliosi. Un tipico esempio di come a volte l’ignoranza e gli interessi economici sono capaci di cancellare un pezzo di storia di un borgo. In questi giorni di festa trascorsi, sia gli abitanti di Cantalice, e i vari turisti italiani e stranieri, possessori di antiche case ristrutturate del centro storico, sono rimasti sconcertati e allibiti nel vedere una tale brutale aggressione contro il centro storico” scrive.
E continua: “Si sono domandati quale fosse stato lo scopo, e con quale convenienza, possa essere venuta liberamente operate una tale manomissione, visto che le scale non avevano avuto in tanti anni problemi strutturali e dove si poteva salire comodamente (magari col fiatone). Si poteva e si doveva intervenire per ripristinare le vecchie fontanelle di piazza del Ballo, poste al centro di essa, ne è testimonianza l’unica rimasta posta sul muro, mentre l’altra negli anni sessanta fu regalata ad una famiglia di Cantalice”.
“Si poteva ripristinare il vecchio ponte di piazza della Repubblica che fu sacrificato oltre trenta anni per la realizzazione di una piazza (tombata) dove scorre l’acqua proveniente dalle montagne, la quale costituisce un pericolo per la popolazione quando si verificano grandi temporali. O ancora liminare l’impalcatura messa a sostegno di un antico palazzo del 1500 in via La Marmora – La Mecca che impedisce l’accesso al centro del paese ostacolando eventuali interventi sia dei Vigilidel Fuoco e di operatori del 118 nei casi di urgenza per le famiglie che vi abitano. Questo è frutto di una Amministrazione che governa da oltre sessanta anni. La proterva e perversa volontà dei tanti sventramenti, sembra essersi impadronita dell’anima degli stessi amministratori, vecchi e giovani i quali hanno messo in atto l’ultimo sfascio E quindi che dire: ‘Viva lo Sfascio'” e con queste parole si conclude la lettera.
Foto: RietiLife ©
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Concordo pienamente. Noi abbiamo restaurato un vecchio rudere e riqualificato una zona vincolata paesaggisticamente. Purtroppo l’incuria, l’ignoranza e la deficienza ( queste ultime due in senso latino) del personale dirigenziale del Comune, ha fatto sì che il corso d’acqua esondasse e distruggesse il sentiero di accesso e tutta la zona limitrofa. Che dire …Vergognatevi