Io Reporter – Pubblichiamo una lettera firmata giunta a RietiLife da una lettrice che richiama all’attenzione, ancora una volta, la storica problematica dei lunghissimi tempi al Pronto Soccorso del De Lellis di Rieti: “Mio padre, un uomo di 90 anni, a seguito di una caduta è stato portato, dal 118 di Amatrice, al pronto soccorso del De Lellis di Rieti, per presunta frattura. È stato preso in carica alle 10,30 circa di ieri – 2 gennaio 2024 – dopo 7 solleciti è stato portato a fare la radiografia, che evidenziava la frattura del perone (alle 19.40 di ieri, dopo ben 9 ore). Dopo altri innumerevoli solleciti, una chiamata al 112 e la richiesta di sollecito per la consulenza medica e ortopedica all’agente di Polizia all’interno del Pronto Soccorso, alle 23 circa ho ottenuto la consulenza medica che mi comunicava l’insorgenza di febbre e che pertanto avrebbero trattenuto mio padre per la notte e che sarei potuta tornare alle 8 del giorno successivo” scrive la lettrice.
“Alle 8 di questa mattina – si legge ancora nella lettera – sono tornata al De Lellis e alle 10 finalmente ho ottenuto un consulenza ortopedica, mio padre è stato portato nel corridoio di ortopedia e abbandonato lì su una barella quindi sono intervenuta io, portandolo dall’ortopedico, che ha fatto il gesso alla caviglia fratturata. Poi sono tornata ancora al Pronto Soccorso esortando gli operatori che venisse mandato qualcuno a riprenderlo. Alle 12 dopo altri solleciti ho chiamato la direzione sanitaria senza ottenere alcun miglioramento. Ancora alle 14.40 di oggi, dopo 24 ore di ospedale, non si riesce ad ottenere una consulenza medica che decida il da farsi (ossia se il paziente debba essere dimesso o ricoverato). Le persone – soprattutto se anziane – all’interno del Pronto Soccorso vengono trattate e stipate come in un carro bestiame che va al macello. Seguiranno una serie di denunce” conclude la lettrice.
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