Creatività e disabilità, un grande tema da sempre, che la Fondazione Flavio Vespasiano ha voluto fare suo per segnare l’attenzione al rapporto tra musica e società. Una proposta che ha ottenuto il plauso della commissione per i Progetti Speciali finanziati dal Ministero della Cultura e che porta il titolo di “Arte vs Alienazione”. Consiste nella realizzazione di due spettacoli teatrali ispirati a tematiche sociali dimostrando come la forza della creatività riesce a imporsi, anzi a trarre alimento, da situazioni di grande sofferenza fisica e psichica. In entrambi i casi persone respinte ai margini della società e marchiate con lo stigma della diversità trovano in sé stessi la forza di affermare il proprio diritto a esistere attraverso il linguaggio dell’arte.
Magic Circles, Storia di Martin W. che sapeva contare le stelle, in prima rappresentazione assoluta, è stata espressamente commissionata dalla Fondazione Flavio Vespasiano, traendo ispirazione da una mostra molto significativa organizzata a Rieti dalla Fondazione Varrone e dedicata alla produzione figurativa di persone con disabilità psichiatrica (“Robe da matti”, 2021/22). L’opera prende il titolo da una delle raccolte grafiche più originali e affascinanti di George Widener, pittore, grafico, disegnatore statunitense, colpito sin da bambino dalla Sindrome di Asperger, e che soltanto verso i quarant’anni rivelò straordinarie capacità creative. Il testo dell’opera è di Guido Barbieri, la musica di Fabrizio De Rossi Re, mentre Martin è interpretato dall’attore Vinicio Marchioni. La prima esecuzione assoluta sarà a Roma al Teatro Palladium venerdì 6 ottobre alle ore 20.30 con replica domenica 8 ottobre in forma di concerto alle ore 18 all’Auditorium Santa Scolastica di Rieti.
Protagonista un attore oggi di grande notorietà ed esperienza teatrale come Vinicio Marchioni, particolarmente sensibile al tema dell’inclusione, l’insieme vocale è Evo Ensemble, la parte strumentale è affidata al Reate Festival Modern Ensemble diretto da Gabriele Bonolis.
L’argomento è ben spiegato dal drammaturgo Guido Barbieri in un breve testo di presentazione: “Una parte non piccola delle cosiddette “persone autistiche” (una definizione sbrigativa e generica) rivela però, sin dai primi anni di vita, alcune caratteristiche non comuni: per un verso una ipertrofia delle capacità mnemoniche, per l’altra un’attitudine più o meno pronunciata verso attività creative che vanno dalla poesia alla pittura, dalla musica alla scrittura narrativa. Si tratta di quella che in anni lontanissimi, nel 1887, il medico londinese John Langdon Down definì “sindrome del savant”. Questo fenomeno dai contorni ancora indefiniti e dalle cause non accertate ha attirato costantemente l’attenzione delle neuroscienze: Oliver Sacks, ad esempio, ha dedicato due saggi fondamentali ad altrettanti casi “esemplari” osservati in prima persona: quello di Stephen Wiltshire raccontato in Prodigi e quello di Martin A. descritto invece in Il melomane enciclopedico. Ma anche il cinema, la televisione e la letteratura ne sono stati attratti: da Rain Man, il film di Barry Levinson interpretato nel 1988 da Dustin Hoffman, a Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte, il romanzo scritto nel 2014 da Mark Haddon, fino alla recente serie televisiva in 94 episodi The Good Doctor.
All’appello manca ancora però un genere di spettacolo che più di ogni altro è in grado di restituire la “fisicità”, la concretezza, la realtà sensoriale della “sindrome savante”: il teatro musicale. È proprio in questo “vuoto” che si colloca, con l’intento di colmarlo almeno in parte, il progetto di Magic Circles.” L’opera, nel trarre spunto da una storia vera non vuole però raccontare la storia di George ma attraverso le vesti di un personaggio immaginario cerca di sondare i misteriosi intrecci tra la psiche umana e la creatività. Martin W. il “diverso” con cui si rapportano la collettività rappresentata dal coro e gli altri singoli personaggi, nei suoi anni della maturità verrà impersonato da Vinicio Marchioni, mentre il suo alter ego giovane sarà interpretato da Andrea Hegedus.
La seconda produzione del progetto speciale “Arte vs Alienazione” è costituita dall’allestimento dell’opera L’imperatore di Atlantide composta da Viktor Ullmann su libretto di Peter Kien nel periodo del loro internamento nel campo di concentramento di Terezín. Nella trama il potere assoluto, incarnato dall’imperatore che vuole sopraffare perfino la Morte, verrà a essere rovesciato in nome di una riaffermazione dell’ordine universale, destinato a imporsi sulle forze del male e della distruzione. Un messaggio di speranza, nonostante le condizioni tragiche in cui è stata composta. L’opera, eseguita per la prima volta a Roma e a Rieti, rispettivamente venerdì 8 dicembre alle 20.30 al Teatro Palladium e domenica 10 dicembre alle 18 al Teatro Flavio Vespasiano, viene proposta nella versione italiana cantata da giovani interpreti del Progetto Fabbrica del Teatro dell’Opera con il Reate Festival Modern Ensemble diretto da Sieva Borzak. Grazie alla collaborazione con la Fondazione Teatro dell’Opera di Roma la compagnia di canto sarà composta dagli artisti di Fabbrica, lo Young Artists Program del Teatro dell’Opera di Roma. Il cartellone completo del Reate Festival è consultabile sul sito.