Sono passati otto anni dall’ultimo RietiMeeting, l’evento internazionale di atletica leggera, ideato e organizzato da Sandro Giovannelli, di scena al Guidobaldi. Sarebbero stati giorni di preparativi, questi, in vista di una nuova edizione. Ma l’evento non c’è più per una serie di motivi. Tuttavia, non si spegne l’amore di chi, all’evento ha lavorato per anni. Pubblichiamo il ricordo fatto dal vicedirettore di RietiLife, Christian Diociaiuti, sui suoi social. Nello scatto, di Emiliano Grillotti, Asafa Powell e Sandro Giovannelli.
Foto: Emiliano GRILLOTTI ©
Sono i giorni di RietiMeeting. Chiudo gli occhi. Li riconosco. È caldissimo col sole, la sera fa freschino. L’aria ha un profumo. Le cose sembrano muoversi per un motivo. Uno solo.
Prendo il motorino, è mattina. Colle Aluffi dorme, aspetta la gran sera dove tutti – ma proprio tutti – si infileranno. E va bene così, è bello così. Saremo tutti: i colleghi dell’ufficio stampa, gli sprinter, quelli che portano le ceste, uno che non sa neanche cosa valga il Meeting, la segreteria, i manager, i pesisti che li riconosci perché sono grossi.
Poi giù dritta a 80 km/h via Chiesa Nuova, la strada odora di mais umido. La città spunta dalla campagna e si tuffa già dentro al Guidobaldi. Il Camposcuola. C’è parcheggio ora, “ma vedi domenica che casino”. Entrano casse di uva al PalaCordoni, ne escono atleti di ogni nazionalità e specialità. Li riconosci da come sono fatti, da quello che indossano, da quello che dicono.
Entri allo stadio. Occhio al cavo della Rai, poi ti godi lo skyline del campo. È cambiato. C’è il camion-sala conferenze della Forestale, la carovana della tv. La pista non si vede. Pannello della zona mista qui, palchetto delle telecamere di là. I fotografi parlottano tra loro, fanno capannello. Hanno già la pettorina. Muscoli d’ebano tagliano il traguardo scaldandosi, Nike ovunque. A proposito: dov’è il mio completino? Pantaloni taglia L ok, maglietta magari M però. Le scarpe sono una misura più grande. Chissene. Ma guarda che belle. Il cappellino scintilla col logo cromato. Lo riconosci, odora di nuovo.
Neanche sei entrato hai una cosa da fare, un qualcuno da contattare per risolvere una questione (che non è neanche del tuo settore) o un capo area da ascoltare. E la cartella stampa. E il giornalista che ha bisogno di una dritta, e il pranzo da ordinare, un accredito da aggiungere, un qualcuno da accompagnare da un qualcun altro. Lo riconosci quello che devi fare, è una macchina perfetta, un’orchestra senza spartito.
Poi senti tutto un turbinio. Zurigo. Mondiali. Olimpiadi. Personale. Sotto i 10. Sopra i 20. Record del mondo. Uno e rotti. Record del meeting. “Senti Roberta”. Call room. Race prizes. Diamond League. Aliante, Studentesca. “Se troa un bigliettu gratis?” (None). Lo sa la logistica, “oppure i trasporti”. Una babele degna di una grande città. Ma questa e “solo” Rieti. Poi cala il silenzio. Sì, passa Sandro: ha la giacca stropicciata, la cravatta che svolazza. Ha fretta a tutte le ore. Si fa la barba col rasoio elettrico mentre col BlackBerry in inglese spunta di verde l’ultima lepre e un ragazzetto fa “la lascio qui l’acqua?”. Un silenzio, un pathos, immotivato. In fondo è lui, Sandro, che sprona tutti, la nostra lepre. Stiamo facendo un 5000 e non ce ne siamo accorti, siamo già all’ultimo giro. Lo riconosci: la campanella ti porta dentro alle gare, ci sei dentro con le Nike nuove di pacca ma impolverate dai km che ti sei sparato dentro il campo. Eri arrivato la mattina di lunedì e ora è gia Meeting.
“On your marks”. Ti passa vicino a testa bassa Asafa Powell, sorride da una macchina d’epoca Elena Isinbaeva, timido e concentrato c’è Rudisha, ci sono anche Donati e Collio e altri azzurri che ieri spronavi alla tv. Bubka guarda tutti dagli spalti, Gibilisco chiede il tempo alla “sua curva”. Uno sparo, un boato, il ritmo dalle casse, “Attenzione è record”, i portoghesi, “come fanno quelli della Terminillo a sopravvivere al caldo”. È tutto magico, senza tempo, una giostra di sera con le luci strobo. È scontato. È stato sempre così, lo sarà l’anno prossimo.
Riapro gli occhi. È il 2023. E non mi manca solo il motorino. Manca quel rito di fine estate. Lo riconosci quello che ti manca: Rietimeeting.