Si chiama Pasquale Verdone, l’artista che attraversa la materia e la plasma restituendo capolavori su tela, cemento, legno, metallo.
E li mescola i materiali che trova consunti dal tempo, intessuti di storia, di frammenti di memoria. Una continua sperimentazione la sua, che lo porta a narrare con gli occhi di chi osserva e immagina, travalicando i confini di ogni apparire.
Così è stato per l’installazione che è stata esposta a Posticciola dal 14 agosto fino al 20 agosto: iniziativa che rientra nel progetto “Castelli Accademy” dell’Associazione Giovanile Arte del Suono vincitore del bando VitaminaG nell’ambito del programma GenerAzioniGiovani.it finanziato dalle Politiche Giovanili della Regione Lazio con il sostegno del Dipartimento per la Gioventù.
Due mesi di assiduo lavoro nei quali l’artista Verdone ha dato vita ad un pannello – lungo quasi tre metri e mezzo – che sarà collocato su una parete antistante l’antica fontana di Posticciola dove rimarrà come elemento decorativo stabile.
“Prima di iniziare il lavoro, sono andato spesso a Posticciola per conoscere il luogo e le sue peculiarità – spiega Pasquale -. Tutto il tessuto urbano: strade e stradine, il castello, i portali delle abitazioni, la fontana dove un tempo le donne lavavano i panni, il paesaggio, il lago, i colori attraversati e trasformati dalla mutevole luce, il museo sull’arte contadina con gli attrezzi di lavoro e le loro atmosfere, e poi l’incontro con le persone che lì vivono. Questo contatto diretto mi ha portato a cogliere man mano l’essenza del tutto, a creare forme, volumi e colori capaci di raccontare Posticciola. I diversi blocchi di cemento, realizzati sia con gli stampi sia con lo scalpello, sono una sintesi geometrica degli edifici – case, castello, fontana – nelle quali ho inserito figure stilizzate e segni legati al lavoro agricolo, all’acqua, all’ingresso del paese: simboleggiato dalla chiave.
Particolare attenzione è posta al lavatoio: luogo di incontro e condivisione, luogo che contiene elementi del paesaggio come la pietra e l’acqua. Per la sua ricostruzione ne ho seguito il percorso scandito da diverse sezioni che corrispondono alle diverse fasi del lavaggio: dall’insaponamento al risciacquo. E poi sono tornato indietro nel tempo: a quando il sapone non c’era e si utilizzava la cenere. Da qui: la scelta di utilizzare un grigio biancastro che rimanda all’idea della cenere che si scioglie nell’acqua. Così anche per altri colori legati all’architettura del paesaggio, che io stesso preparo con polveri miscelate fin quando non mi trasmettono quel particolare tono, atmosfera.
Tra le immagini più propriamente figurative, c’è quella di una donna che porta la conca e i secchi dove si riponevano i panni una volta lavati. E ancora si torna al simbolismo con le linee che riprendono i movimenti dell’acqua, il suo scorrere. Il mio non vuol essere un racconto che riproduce fedelmente la realtà. Piuttosto vuole lasciar spazio all’immaginazione di chi osserva. Sono partito calandomi nel reale per poter prendere i diversi materiali (cemento, metallo, vetro, legno, artesia, pigmenti naturali) e sperimentare, senza predefinire quello che, ad opera compiuta, posso tentare di spiegare. Dietro ci sono numerosi studi preparatori che partono dai bozzetti – sia su carta sia su cemento – che servono a calibrare aspetti, come per esempio la simmetria di tutta la composizione, che poi andrò a realizzare.
Il lavoro ha richiesto tanto tempo perché, tra le altre cose, ho dovuto fare le gettate in cemento e realizzare i negativi in polistirolo che fungono da sagoma e che, non appena asciugato il cemento, vado a togliere.
In queste fasi andrò ad inserire altri materiali dal forte valore simbolico: come la foglia realizzata in infusione con materiale simile all’argento. Esterni al pannello, due piccioni stilizzati che saranno fissati su supporti in metallo.
Cercare di spiegare la propria arte attraverso le parole è arduo. Preferisco trasmettere il mio fare attraverso l’atto pratico. A tal proposito, il 19 agosto terrò a Posticciola una specie di installazione – performance per far vedere l’approccio con la materia, la sua trasformazione, le diverse fasi di lavoro e come risponde la materia alla gestualità di chi opera. Così le persone potranno osservare e anche fare domande: sarò lieto di incontrarle”.
Foto: Associazione Arte della Musica ©