(di Christian Diociaiuti – da RietiLife Free Press) Un tavolo immediato per capire di più sul futuro di Imr. Lo ha chiesto il Comune di Rieti alla Regione, sollecitando di fatto una richiesta fatta quasi due mesi fai dai sindacati, alla luce del cambio di piano industriale annunciato qualche settimana fa. Un cambio inatteso che ha spiazzato i lavoratori, che hanno visto allungarsi i tempi di reimpiego – soprattutto quelli che in fabbrica non sono rientrati in nessun modo – di oltre un anno. Dal produrre componentistica per le fiammanti Lamborghini, come inizialmente previsto, faranno altro. Lo aveva detto Imr a metà luglio, incontrando i sindacati.
Prima di decidere di sollecitare il tavolo, si è parlato di questo, insieme alle preoccupazioni di sindacati e lavoratori, in un summit in Comune: il sindaco Daniele Sinibaldi e l’assessore allo Sviluppo Economico Claudia Chiarinelli hanno aperto le porte di Palazzo Città alla vertenza Imr: “Come richiesto ci attiveremo per avere al più presto un confronto con la proprietà e con la Regione Lazio affinché siano rispettati gli impegni di ricollocazione di tutti i lavoratori”. In realtà per il 26 settembre è già previsto un summit tra parti sociali e azienda, “ma nel tavolo che auspichiamo possa esser convocato prima della fine di agosto, vorremmo i soggetti sottoscrittori dell’accordo relativo all’azienda reatina – spiega Luigi D’Antonio di Cgil – e parlo di Ministero dello Sviluppo Economico, Regione Lazio, i Comuni di Rieti e Cittaducale, nonché la Kohler che ha venduto e la Imr che ha acquistato”.
Ma dunque ci sono rischi per il futuro? “Non è tanto una questione di rischi, ma serve verificare cosa comporta il cambiamento di piano industriale – spiega ancora D’Antonio – al sindaco e all’assessore abbiamo già illustrato le nostre preoccupazioni. Ora abbiamo chiesto a loro di intervenire, politicamente, in Regione. Anche perché è del tutto necessario a oltre un anno e mezzo da quanto precedentemente sottoscritto”. Tra dipendenti diretti e indiretti parliamo di oltre 100 lavoratori. Alcuni lavorano attualmente nello stabilimento ex Lombardini, altri sono in trasferta a Teramo, altri ancora sono distaccati in varie aziende. Fermi del tutto – che speravano di tornare ad operare davvero – sono una settantina. Tutti hanno garantiti gli ammortizzatori sociali, ma vogliono anche tornare a lavorare come hanno sempre fatto.
Foto: Gianluca VANNICELLI ©