Salutando con compiacimento la prospettiva del “Parco della Musica”, come chiarito prodotto dell’opera di più Amministrazioni, è bene non sfugga la necessità della sua simbolica caratterizzazione, attraverso un’opportuna intitolazione che concorra ai complessivi benefici della identità territoriale. Da sempre sostengo come i nomi di Varrone, di San Francesco e di Strampelli rappresentino l’asse maggiormente significativo sul piano storico, nell’incarnare quell’impasto di natura e cultura che contraddistingue la specificità reatina. Tuttavia altre figure, come Varrone nate a Rieti, pretendono di essere evocate per i suesposti fini.
Uno di questi è senz’altro Giuseppe Ottavio Pitoni, definito dal musicologo tedesco Siegfried Gmeinwieser massima espressione del barocco polifonico romano, e celebre compositore di musica sacra, come ebbe a sottolineare il colto e storico Sindaco di Rieti Angelo Sacchetti Sassetti. A tal proposito, la documentazione storica locale ci rimanda una significativa presa di posizione di Sacchetti Sassetti, intento, pubblicamente ed istituzionalmente, a sostenere la maggiore congruità nell’intitolazione del Teatro cittadino a Giuseppe Ottavio Pitoni piuttosto che all’imperatore Flavio Vespasiano, considerato sostanzialmente estraneo all’universo musicale. In ossequio alle simboliche, identitarie, esigenze territoriali, ai relativi dovuti riconoscimenti storico-culturali, alla necessità di riscattare l’antica, nobile, battaglia di Angelo Sacchetti Sassetti, l’occasione del “Parco della Musica” ritengo rappresenti la giusta circostanza per recuperare la grande personalità del compositore reatino, nella sua paradigmatica identificazione con l’istituenda, commendevole, opera.
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