Foto: Gianluca VANNICELLI ©
(di Christian Diociaiuti) Un unico atto per raccontare la corta e intensa vita di Caravaggio. La Fondazione Varrone emoziona Largo San Giorgio con Primo Reggiani nella parte del Merisi, Fabrizio Bordignon (nella parte del cardinal Da Monte, protettore di Caravaggio) e Francesca Valtorta nel ruolo di Lena, musa del pittore lombardo che per le sue madonne, i suoi cristi e santi di fine ‘500 si ispirava alla gente comune e a episodi dell’epoca, trasformando prostitute in Maria Vergine e giocatori d’azzardo nel figlio di Dio. “Caravaggio il Maledetto” a San Giorgio è stato un viaggio emozionale di un’ora e mezza: scenografia essenziale fatta di un tavolo e un letto-ammasso di reti (lì dove Caravaggio morirà a Porto Ercole, forse di malaria, forse assassinato) ma soprattutto di un grande schermo attraverso cui godere delle opere del Merisi e con esse viaggiare nella sua storia – travagliata – e nella sua arte, fatta di lance di luce sui volti dei personaggi e ombre che possono dire tutto, una fotografia anticipata di quasi 400 anni, un realismo che bussa alle porte del mondo 300 anni prima di esser inventato. Da fiato sospeso le interpretazioni di Reggiani (un volto tv che sa spaziare e adattarsi), Bordignon e Valtorta: non si applaude per 90′ perché il ritmo è incalzante, mai banale, accattivante e conturbante. Evidentemente l’intenzione del regista Ferdinando Ceriani, che ha lavorato sul testo di Franco Mulè. Piccola chicca: nello spettacolo si cita Beatrice Cenci, come ispirazione per il devastante quadro di Caravaggio “Giuditta e Oloferne“. L’episodio biblico è la scusa per raffigurare l’uccisione di Francesco Cenci da parte della figlia Beatrice, vendetta per i continui stupri di cui il padre la rendeva vittima. Beatrice Cenci venne di fatto esiliata a Petrella Salto, quando ancora non esisteva il lago. Il Reatino entra nella storia di Caravaggio grazie a un’altra storia.
Venerdì 21 luglio l’Orchestra delle Cento Città – l’istituzione orchestrale del Lazio riconosciuta dal Ministero della Cultura – presenta La Moldava, il celebre poema sinfonico composto nel 1874 da Bedrich Smetana che evoca il percorso del fiume boemo, tra fresche sorgenti e rive animate, e la Sinfonia n.9 in Mi minore di Antonín Dvo?ák detta Dal Nuovo Mondo, l’ultima composta dal musicista ceco nel 1893. Ascoltarla riporta alle grandi praterie del Nord America e a tutto l’immaginario letterario e musicale legato a quel Paese, che Dvo?ák incontra, conosce e restituisce con la sua sensibilità di musicista europeo. Una sinfonia che dopo 130 anni conserva ancora la sua freschezza e modernità, e che a Rieti verrà eseguita dall’Orchestra delle Cento Città, 50 elementi diretti da Sergio La Stella, forte di un’esperienza ventennale di musica di qualità presentata con successo nei teatri e nelle piazze di tutto il Lazio.
Gli spettacoli della rassegna estiva della Fondazione Varrone a Largo San Giorgio – con il patrocinio del Comune di Rieti e la consulenza artistica di Piero Fasciolo – iniziano alle ore 21; l’ingresso è libero fino ad esaurimento posti. L’area spettacoli apre al pubblico alle 20,30.