Dietro la Formula E, c’è una reatina: si tratta di Cristiana Pace – la cui vita è stata raccontata da Repubblica nella rubrica Beautiful Minds – diplomata al liceo sperimentale scientifico, con il desiderio da sempre di diventare ingegnere aereonautico, Cristiana Pace si è poi laureata a Bologna in ingegneria gestionale e a 20 anni si è gettata subito sui motori all’autodromo di Imola. A 21 anni lavora sulla Euro 3000, la monoposto lanciata da Pier Luigi Corbari, ex direttore sportivo dell’Alfa Romeo e vivaio di piloti F1 di fama mondiale come Filipe Massa. “È stato il mio primo mentore, il mio secondo papà. L’uomo che mi disse: farai fatica perché sei donna, ma tieni la testa bassa, lavora e fai vedere che sei capace. In quel momento i pregiudizi crolleranno come un castello di carta” dice Pace a Repubblica.
Donna, italiana, reatina Pace ha passato più di 20 anni nei circuiti di Formula 1 a occupandosi dello sviluppo dei sistemi di sicurezza per poi trasferire quelle stesse tecnologie anche fuori dagli autodromi. Nel 2013 ha guidato il progetto per i primi modelli di batterie per le monoposto elettriche. Un’invenzione che permetterà al campionato di Formula E di decollare, un anno dopo, nel 2014.
Nel 2015, cambia vita. Decide di tornare all’università a fare un dottorato sulla sostenibilità. “Tutti mi dicevano – spiega ancora a Repubblica – è un trend, sparirà. Volevo essere pronta a dimostrare che la sostenibilità era importante anche all’industria sportiva e al Motorsport”. Sta ancora facendo ricerca quando l’allora ex presidente della FIA, Jean Todt, la chiama per una consulenza: “Doveva andare a Davos al World Economic Forum a parlare di sostenibilità. Voleva capire. Ho guidato il suo Dipartimento sport in quella che poi nel 2020 è stata pubblicata come la Strategia ambientale Fia(FIA Environmental Strategy). Ho capito che c’era spazio e nel 2018 ho fondato la mia azienda. Siamo una “data driven consulting”, non facciamo sportwashing. Analizziamo i dati e su questi costruiamo strategie di sostenibilità, con target di riduzione e di miglioramento seguendo il protocollo ESG”. Pace è stata da sempre appassionata di innovazione. “Mio padre lavorava in Texas Instruments, dove già negli anni 80 regnava la cultura americana. C’era il ‘Bring your kids to work day’, il giorno in cui tutti potevano portare i figli al lavoro. Avevo 8 anni e andavo a vedere cosa faceva mio padre e rimanevo affascinata da tutta quella tecnologia. A 9 anni avevamo già a casa i giochi elettronici e il computer, come il TI-99 4”.
Certamente quella di pace non è stata una strada spianata, tutt’altro, a Repubblica racconta che “Quando facevo i primi test in Formula 1, i meccanici non mi permettevano di toccare la macchina ‘perché portava sfortuna’. C’erano le ragazze ombrellino come stereotipo. Non era pensabile che una donna fosse ingegnere e potesse scaricare i dati, controllare che il tuo software fosse a posto e capire di assetto ed elettronica. Ora che ho più di 45 anni quello che voglio fare è cercare di aiutare altre ragazze a seguire questa strada”.
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Foto: Repubblica ©