“Nella giornata di oggi abbiamo ritenuto di dover scrivere al sindaco di Rieti Sinibaldi e al presidente del Consiglio comunale Valentini per chiedere di mettere al primo punto dell’ordine del giorno del prossimo consiglio comunale che si terrà il 3 luglio prossimo la discussione in merito alla sede della Mensa di Santa Chiara. Una iniziativa necessaria e non rinviabile dato il perdurare di una emergenza che dopo diversi mesi ancora non trova una soluzione, nonostante le rassicurazioni dell’assessora Palomba in Commissione Consiliare che a seguito di nostre sollecitazioni ha garantito di avere la soluzione sotto controllo. Quello che sta accadendo, stasera la Mensa di Santa Chiara offrirà l’ultimo pasto, impone al Consiglio tutto una presa di responsabilità e ad una discussione collegiale. La chiusura della Mensa avrà sulla nostra città un impatto molto duro, si perde così un presidio fondamentale per i nostri concittadini in estrema difficoltà, si perde una certezza, un luogo di accoglienza per chi non ne ha. Di questo non risentiranno solo coloro che ne hanno bisogno ma tutta la città. Il Consiglio Comunale è il luogo deputato per affrontare una situazione annosa e così difficile come questa e dunque siamo certi che la nostra richiesta sarà accolta” scrivono Pd-Progressisti, Rieti Città Futura, T’Immagini.
“La dichiarata chiusura della Mensa di Santa Chiara denuncia una sconfitta dell’intera comunità locale. Non aver ancora provveduto ad individuare la soluzione problemi logistici, come premessa ad aiuti più ampi, nei confronti di una delle principali istituzioni sociali di solidarietà cittadina, fa arretrare Rieti nella ideale scala etica di dignità civica. Il nostro piccolo tentativo di sollecitare l’Amministrazione Comunale, attraverso interrogazioni istituzionali, non ha sortito l’effetto auspicato. Tuttavia, restiamo ancora in attesa, in queste ore, che giunga una risposta tale da far rientrare in extremis il definitivo proposito della nefasta chiusura della Mensa, atto che andrebbe a significare l’autentico abbandono di un folta, variegata e crescente popolazione di assoluti ultimi”: lo dicono Carlo Ubertini e Nome Officina Politica.
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