(di Christian Diociaiuti – da RietiLife Free Press) Il Velino come via di fuga dalle forze dell’ordine. Era già successo nei giorni scorsi, è successo di nuovo giovedì scorso. Tutto in pochi secondi, sul tratto di lungofiume, in centro, tra il Ponte San Francesco e la zona Fornace-parcheggio Campomoro: un nigeriano, nel pomeriggio, ha avvicinato un’anziana del posto e le ha sottratto la borsa per rubarle i soldi all’interno. Per riuscire nell’intento ha minacciato la donna con un coltello, trasformando lo scippo in una vera e propria rapina. La scena, però, avvenuta in pieno giorno e alla presenza di testimoni, è stata notata anche dalle forze dell’ordine presenti di pattuglia in zona, in particolare poliziotti della Squadra Volante della Polizia di Rieti. Uno di loro si è lanciato all’inseguimento del nigeriano il quale, a sua volta, per sfuggire all’arresto, si è tuffato nel fiume, nascondendosi tra la vegetazione dell’argine. Non è bastato, perché l’agente che lo inseguiva non lo ha mollato, gettandosi nel velino per bloccarlo e riportalo a riva in stato di arresto. Il nigeriano dovrà rispondere di rapina aggravata e presumibilmente di resistenza a pubblico ufficiale. A supportare gli uomini della Volante, anche quelli della Squadra Mobile.
Che qualcuno si getti nel fiume per scappare all’arresto, non è una novità. Soprattutto, non è nuovo che sia un nigeriano. Appena un paio di settimane fa, nel blitz antidroga della Squadra Mobile coordinato da Marco Stamegna, un altro si era gettato nelle non proprio calde acque del Velino per fuggire all’arresto, in quel caso per l’attività di spaccio di eroina effettuata sotto Ponte Cavallotti, tra baracche e vegetazione. Poche ore dopo sempre la Squadra Volante al Macelletto era stata costretta a sparare in aria per bloccare un pusher, sempre nigeriano, nella stessa operazione, denominata Free Bridge (letteralmente Ponte Libero). Su queste modalità di fuga riflettono gli inquirenti, che più frequentemente nelle ultime settimane e, si può dire, negli ultimi mesi, si misurano con una maggiormente percepita recrudescenza della criminalità, tra spaccio e consumo di droga e furti, secondo la Prefettura proprio collegati a chi vende o usufruisce di stupefacenti. Non sembra lontano da questa ipotesi neanche l’ultimo colpo, messo a segno nel pomeriggio del 25 aprile ai Pozzi ai danni del Be’er Sheva, locale in quel momento chiuso e ripulito dal ladro o dai ladri dell’incasso e danneggiato nella porta d’ingresso.
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