(di Christian Diociaiuti) L’eroina che non passa mai di moda, il giro dello spaccio in mano ai nigeriani, il Velino come base e una “rigenerazione continua” dello spaccio che preoccupa. La Polizia ha messo a segno nei giorni scorsi arresti e denunce nell’ambito dell’operazione antidroga denominata Free Bridge: 8 persone coinvolte tra arresti, denunce ed espulsioni, senza contare quanti sono in fuga ed attualmente ricercati dalla Polizia, ma indiziati per i reati legati allo spaccio. Fuga spesso catalizzata dal Velino, utilizzato come nascondiglio prima e come strada per scappare alle manette, poi.
“Dal mio arrivo e con l’operazione a San Francesco, in via San Bernardino a novembre, è stato possibile liberare il quartiere dagli spacciatori. Ma c’è stata una riorganizzazione con la presenza di pusher lungo il Velino a Ponte Cavallotti. Da qui l’operazione Free Bridge, ponte libero, che è in ancora corso ma che ha portato già a diversi arresti”. Sono le parole del Capo della Squadra Mobile di Rieti, Marco Stamegna, che ha illustrato stamattina i risultati dell’operazione antidroga scattata giovedì scorso sulle sponde del Velino sotto Campomoro, divenute un hub di riferimento per i tossicodipendenti. Un centro dello spaccio, tra vegetazione, capanne improvvisate e il fiume (una pericolosa ma quantomai ‘redditizia’ via di fuga) in mano a un gruppo di nigeriani “che dire vivessero in condizioni degradate è riduttivo” dice Stamegna, illustrando quanto trovato da oltre 60 uomini della Questura di Rieti e di altre questure vicine, come Terni, Roma, Latina e altre, impegnati in un maxi-blitz. Da sottolineare che lo spaccio da parte dei nigeriani nascosti dal verde a ridosso del fiume, avveniva a due passi dal Serd, la struttura che segue – tramite Asl – i tossicodipendenti della città. Una aggravante per i reati di spaccio.
Nell’operazione – qui i dettagli diffusi dalla Questura – la Polizia, oltre a inseguire pusher in fuga nel Velino (leggi), si è ritrovata costretta a sparare in aria per fermare i ricercati (leggi). “Si è tolto il giacchetto e si è tuffato in acqua – racconta Stamegna parlando di uno dei nigeriani coinvolti nel blitz – nella giacca abbiamo trovato un quantitativo importante di stupefacente, 100 dosi, prevalentemente di eroina. Sì, sono preoccupato dalla recrudescenza dell’eroina, primo stupefacente in città per gravità ma non per quantità. Gli stessi consumatori si dicono schiavi della sostanza, con spunti di vendetta nei confronti degli spacciatori. C’è forte richiesta e, dunque, un mercato che fa gola e che dà un importante ritorno economico”. La droga risulta essere di buona qualità; raramente, infatti, sono state trovate dosi di eroina di cattiva qualità. Questo permette agli spacciatori di essere “competitivi” e “ambiti” dai tossicodipendenti, i quali raramente la iniettano ma la fumano, subendo comunque gravissimi effetti a partire dalla dipendenza maniacale.
Non si può parlare di una vera organizzazione criminale, “ma c’è un ricambio costante di manodopera che può fornire stupefacente al minuto”. I nigeriani, appoggiati da varie zone d’Italia, si spostano tra le città, alimentando una rete che di fatto non ha un solo canale di approvvigionamento della droga. Non c’è stanzialità, ma una rigenerazione continua. Tra le otto persone arrestate e quelle denunciate o che rientrano nell’operazione, c’è anche un minimo collegamento con l’operazione Angelo Nero, che negli anni scorsi ha portato a diversi arresti in città e allo smantellamento di una rete di spaccio importante e radicata in città. L’operazione antidroga va avanti, con la Polizia che non si ferma.
Foto: Gianluca VANNICELLI ©