(di Martina Grillotti) La scuola di Poggio Fidoni ancora al centro. È duro l’attacco di Antonio Emili, ieri sera ospite a La Rana nel Pozzo, nei confronti dell’operato dell’Amministrazione Comunale riguardo la scuola Di Marzio e lo è ancor più nei confronti dell’assessore Fabio Nobili e delle sue dichiarazioni su Facebook (leggi).
“Nel 2019 è arrivato un finanziamento che consentiva al Comune di verificare lo stato di resilienza di alcuni edifici pubblici, ne abbiamo scelti quattro, il primo è stato l’asilo di viale Mariani, immediatamente chiuso dall’allora amministrazione Cicchetti approfittando della pausa estiva, faccio questo esempio perché ci sono delle somiglianze con la scuola Di Marzio – spiega Emili – quando sono arrivati i primi risultati degli studi era il 6 dicembre, subito ne sono stati eseguiti altri, i cui risultati (arrivati il 29 dicembre nel corso della vacanze natalizie) certificavano una performance dei solai inferiore ai parametri di sicurezza, da qui si arriva al 6 marzo quando la dirigenza scolastica ha deciso di chiudere e spostare i bambini di concerto con il Comune”.
Questa è tutta la cronistoria intorno alla scuola di Poggio Fidoni, poi il vero e proprio attacco: “Il sindaco avrebbe dovuto scegliere una delle due versioni, non entrambe. Se quella scuola andava chiusa con immediatezza – o per ‘estrema cautela’ per utilizzare le sue stesse parole (leggi) – allora doveva essere chiusa subito, senza rientrare dalle vacanze di Natale, altrimenti non è immediato né necessario chiudere nemmeno il 6 marzo. Il sindaco ha parlato di procurato allarme: ecco questo lo dà chi chiude due mesi dopo, non chi riporta i fatti. Per non parlare del fatto che chi governa, poi, non dovrebbe parlare tramite Facebook ma tramite atti”.
Oggi il Comune di Rieti dovrà dare le sue risposte a tutta questa situazione. Una riunione è prevista per il pomeriggio, alle 18.30 nella sala parrocchiale della frazione di Poggio Fidoni. Ci sarà il Comune di Rieti, con il sindaco Daniele Sinibaldi e con tutta probabilità anche con l’assessore alla Scuola, Claudia Chiarinelli, e con quello alle Frazioni, Fabio Nobili. A chiedere risposte concrete, oltre ai genitori, anche l’opposizione: “Sono passati 103 giorni dalla prima relazione tecnica. Se l’atto dirigenziale del 2 marzo riteneva necessaria un’ordinanza di sgombero è perché evidentemente quanto contenuto in quella relazione lo imponeva: allora perché non è stato fatto nulla? E perché il Comune non ha, ad oggi, ancora disposto l’ordinanza, lasciando che fosse la Preside a doversi occupare di tutto, compresa la responsabilità di comunicare alle famiglie ed organizzare i servizi?”. Queste e altre le risposte che dovranno arrivare.
Quello che sarà da capire – dopo il comunicato di chiarimento arrivato nella serata di mercoledì in cui si sottolinea che non ci fosse un rischio tale da chiudere la scuola – è se l’istituto sarà subito messo in sicurezza (quindi in cantiere in poco tempo) o se i bambini saranno definitivamente spostati in altri plessi. La speranza dei residenti è di non dover vedere morire un plesso tanto importante per la cittadinanza ma, si sa, le lungaggini burocratiche potrebbero effettivamente porre la parola fine sull’istituto. Tutto sarà da definire e capire oggi. Non ci resta che aspettare.
Foto: Gianluca VANNICELLI ©