A fine marzo scadranno i termini per la conclusione degli interventi finalizzati all’efficienza energetica e al consolidamento statico o alla riduzione del rischio sismico degli edifici che usufruiscono del superbonus 110%. La scadenza, inizialmente fissata per il 31 dicembre 2022, è stata prorogata dal Parlamento pensando fosse sufficiente per far fronte ai ritardi in centinaia di cantieri ormai già avviati e che, spiegano da Confartigianato Imprese Rieti, in realtà si sono “impantanati” a causa principalmente di due questioni.
La prima riguarda l’effettivo blocco della cessione dei crediti, cioè di quel meccanismo pensato per tenere in piedi il superbonus e necessario a stimolare i proprietari a metter mano a interventi di efficientamento e di rivalorizzazione dei propri edifici. Interventi “pagando zero” recitava uno spot del Governo, ma che in realtà, a causa delle continue modifiche normative e degli interventi sul mercato delle cessioni dei crediti, è diventata un calvario per imprese, clienti e professionisti. Nonostante i proclami dei diversi governi che nel frattempo si sono succeduti, ognuno che annunciava che “con l’ultima manovra finalmente si sblocca il meccanismo della cessione dei crediti”, la realtà è un’altra.
“Molte imprese che, correttamente e con impegno, hanno svolto i lavori e centinaia di clienti che hanno pagato di tasca propria tali interventi con la convinzione di poter cedere il credito maturato come previsto dalla normativa – commenta Ivan Paolantoni, Presidente di ANAEPA Confartigianato Edilizia Rieti – si sono ritrovati in una situazione che rischia di deflagrare. Da un lato ci sono le imprese che hanno nel proprio cassetto fiscale importi di centinaia di migliaia di euro di crediti senza sapere ancora se e a quali condizioni riusciranno a cederli, dall’altro ci sono privati e contribuenti che si sono indebitati o hanno investito i loro risparmi nella speranza di poter recuperare le somme spese e che si trovano invece ora nella condizione che nessuna banca, e neppure Poste Italiane per ora, è più disponibile a comprare quei crediti”.
“Il rischio concreto di tutto ciò – aggiunge il presidente di Confartigianato Imprese Rieti, Franco Lodovici – è di mettere in forte difficoltà molte imprese, così come le molte famiglie esposte economicamente. Per questo motivo è necessario un intervento serio da parte del Governo che possa rimettere davvero in moto la cessione dei crediti. Le soluzioni al problema possono essere diverse e nessuna a costo zero, ovviamente. Ma lasciare le famiglie e le imprese in questa situazione è ancora peggio. Possono essere pensati dei canali a garanzia statale per le cessioni, ampliata la platea di possibili cessionari del credito, allungati i tempi per usufruire delle detrazioni o, come già proposto da molte parti, permettere alle imprese di usufruire dei crediti da subito con i propri F24, qualora in grado assorbirli”.
La seconda questione riguarda i ritardi nell’allaccio dei contatori di energia elettrica prodotta dagli impianti fotovoltaici e nella cessione dell’energia prodotta al GSE. Molti operatori incaricati dalle banche e dagli intermediari, infatti, non approvano gli iter di controllo documentale per la cessione del credito pretendendo come requisito fondamentale per accedere al bonus fiscale il contratto perfezionato di cessione dell’energia al GSE, contratto che può essere ostacolato da una miriade di problemi tecnici o burocratici. Dall’osservatorio di Confartigianato Imprese Rieti, almeno un quarto delle pratiche per l’allaccio dell’impianto fotovoltaico ha ritardi di 5/6 mesi per motivi tecnici o pratici, dipendenti da carenze delle infrastrutture e della rete non prevedibili dal committente.
“Per ovviare a questi ritardi Confartigianato ha più volte chiesto al legislatore e all’Agenzia delle Entrate di emettere una specificazione interpretativa che svincoli il diritto alla maturazione della detrazione fiscale e del credito dai ritardi e dai problemi di allaccio – conclude il Presidente di Confartigianato Imprese Rieti, Franco Lodovici – una domanda che, purtroppo, ad oggi rimane ancora senza risposta”.
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