(da fidal.it) “Il giorno che sono arrivato a Los Angeles e ti ho visto inerme in quel letto d’ospedale mi sono venute in mente le tue parole, ‘Andrew don’t give up’. Allora, in cuor mio, mi sono ripromesso che se fossi uscita indenne da questa situazione avrei fatto due cose alle quali tu tieni tanto: aiutarti a tornare a ballare, che è la tua passione, e dedicarti l’ultima gara della mia carriera per festeggiare il tuo recupero e ringraziarti per tutto ciò che hai fatto per me e per mio fratello”. Parole significative, profonde, pubblicate di recente su Facebook dal primatista italiano del salto in lungo Andrew Howe, rassicurato dai progressi nella guarigione di sua mamma René Felton, la sua storica allenatrice, colpita da un ictus negli Stati Uniti. Un concetto che il 37enne azzurro, fenomenale talento del lungo e dello sprint, spesso frenato dagli infortuni, approfondisce oggi su fidal.it: “Innanzitutto voglio ringraziare tutte le persone che mi hanno supportato durante tutti questi anni bellissimi – sottolinea Howe – la FIDAL, il CONI, l’Aeronautica Militare, la mia città Rieti, la Studentesca Andrea Milardi”.
“Voglio ringraziare tutti gli allenatori che mi hanno supportato e sopportato durante questi anni”, continua il saltatore argento mondiale a Osaka 2007, bronzo iridato indoor a Mosca 2006 e due volte campione d’Europa a Göteborg 2006 e indoor a Birmingham 2007. “Da Andrea Milardi che è stata la persona che mi ha scoperto e cullato come se fossi un figlio, a Claudio Mazzaufo che ancora oggi crede in me, a Fabrizio Donato (quello che ho imparato da lui lo porterò sempre nel mio cuore), a Chiara Milardi, Roberto Bonomi, Yannick Tregaro. Ma soprattutto voglio ringraziare mia madre. Senza di lei non sarei quello che sono. E voglio ringraziare mio fratello Jeremy perché lui non ha mai perso la speranza in me come tutte le persone che ho citato oggi”.
“Nella mia carriera ho sempre lottato fino in fondo – aggiunge Howe, che in una recente intervista a Verissimo su Canale 5 ha parlato del proprio futuro e delle proprie ambizioni – non mi sono mai fatto abbattere dalle situazioni negative, anzi ne ho tratto stimolo per andare avanti. Vedere la tenacia e la perseveranza con cui mamma sta lavorando per tornare com’era mi ha fatto capire che voglio salutare l’atletica e ringraziare il mio sport nel modo giusto, continuandomi ad allenare e facendo la mia ultima gara di salto in lungo”.
Foto: Riccardo FABI ©