“Transitare sulla provinciale Sala o a Casette o a Morini, lo spettacolo che si presenta è sempre lo stesso: rifiuti abbandonati selvaggiamente. vecchie lavatrici, frigoriferi, ma a volte anche eternit, guaine. Lo scenario non cambia se ci si trova sulla Turanense o sulla Cicolana”. Lo scrivono in una nota Alberto Paolucci, segretario generale della Uil di Rieti e Sabina romana, e Alessio Coltella, da poco nominato dal sindacato di viale Matteucci delegato ambientale.
“Quello che viene definito littering, ovvero l’abbandono di rifiuti nell’ambiente – dicono Paolucci e Coltella – è un fenomeno che crea degrado e disagio sia nelle zone urbane come nei parchi e nelle riserve naturali. E’ un segno di inciviltà rintracciabile a nord e a sud del Paese”.
“Ma perché un cittadino è spinto a disfarsi di un rifiuto piuttosto che attenersi alle metodologie di raccolta – chiedono Paolucci e Coltella – Non possiamo limitarci all’inciviltà, dietro il littering ci sono altre motivazioni. La prima è la scarsa efficienza del servizio offerto dalle aziende dedite alla raccolta, che spesso non permettono all’utenza di smaltire tempestivamente il rifiuto ingombrante, anche a causa dei pochi luoghi idonei per conferire per esempio i Raee”. “Altra causa dell’abbandono selvaggio dei rifiuti – aggiungono Paolucci e Coltella – è l’alto costo di smaltimento di alcune tipologie di rifiuti come l’eternit, le vernici, le guaine, i calcinacci. Questo costo elevato spinge chi produce il rifiuto a usare la via breve dell’abbandono piuttosto che quelle del corretto smaltimento”.
“Non è facile azzerare in tempi brevi questo turpe fenomeno – proseguono i sindacalisti – ma è altrettanto chiaro che bonificare le discariche abusive, seppur necessario, non può essere l’unica risposta. Serve altro: servono campagne di sensibilizzazione che coinvolgano i cittadini, le aziende, le scuole. Serve una educazione ambientale spinta tanto quanto la raccolta differenziata, che invece nella provincia si effettua a macchia di leopardo. L’educazione ambientale deve diventare patrimonio condiviso. E infine bisogna intervenire sull’aspetto repressivo, istallando telecamere e fototrappole per multare chi deliberatamente danneggia l’ambiente e inquina la convivenza civile”. “Su questi temi – concludono Paolucci e Coltella – la Uil è pronta ad affiancare le amministrazioni locali in ogni modo, perché convinta che la transizione ecologica non sia una parola vuota, ma un processo che dovrà portarci da un’economia che si è sviluppata danneggiando l’ambiente a una che è consapevole di stare nell’ambiente, nel territorio, nell’ecosistema”.
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