“Ci sarebbe molto da dire sulle problematiche che si riversano sugli operatori sanitari della Asl di Rieti. Basta fare un giro tra i distretti o semplicemente nei reparti dell’ospedale San Camillo De Lellis ed intervistare qualche collega per capire il disagio, disappunto che aleggia e colpisce inesorabilmente tutte le figure professionali. Riceviamo sempre più richieste di soccorso da operatori sanitari. Infermieri, oss , ostetriche chiedono aiuto. Crisi d’ansia e crolli psicologici si moltiplicano” lo dice Massimiliano Aureli, segretario provinciale Rieti Nursind sindacato delle professioni infermieristiche.
“Il personale è allo stremo delle forze, si sa quando si prende servizio e purtroppo non si sa quando si finisce. Infermieri costretti a fermarsi fino ad orari imprecisati perché impossibilitati a smontare dal servizio per la mancata sostituzione – continua Aureli – Avevamo proposto alla direzione aziendale alcune soluzioni per affrontare il periodo estivo come quella della turnazione sulle 12 ore, in modo da poter alleggerire lo stress lavorativo al personale riducendo il numero delle presenze mensili, negata inizialmente, ma sempre più spesso costretti a fermarsi fino allo scadere della dodicesima ora per esigenze di servizio. Infermieri e personale di supporto, per lo più con contratti a tempo determinato, tartassati giornalmente da telefonate continue da parte degli uffici organizzativi, senza nessun rispetto della vita privata di ciascun operatore sanitario, nella speranza di trovarne qualcuno disposto a rinunciare ad ore d’aria libera per poter far smontare dal turno i propri colleghi. A nostro avviso questa si chiama pronta disponibilità ed è regolamentata nell’Art.28 del Ccnl” .
E sui rinnovi contrattuali il segretario provinciale Nrusind aggiunge: “Si è parlato molto dei rinnovi contrattuali, ringrazio la direzione aziendale per aver garantito la prosecuzione contrattuale per la maggior parte del personale a tempo determinato ma è doveroso segnalare che non tutti i contratti di lavoro sono stati rinnovati. Personale utilizzato, spremuto dall’inizio della pandemia che si ritrova a tutt’oggi senza un posto di lavoro e senza aver ricevuto alcuna spiegazione. Da mesi ormai professionisti vincitori di avviso indetto con deliberazione n 1327 del 09/12/2021 per la selezione interna per conferimento degli incarichi di organizzazione Area Sanità’ sono in attesa di ricevere un incarico”.
“Ma il problema più evidente è quello che colpisce giorno dopo giorno la prima linea dell’Ospedale San Camillo, sia per le segnalazioni di fortissimo disagio che serpeggia tra il personale medico infermieristico e socio-sanitario, sia dell’utenza e dai feedback ormai quasi sempre negativi della popolazione Reatina che colpiscono l’assistenza nei reparti di emergenza-urgenza – continua Aureli – Il pronto soccorso dovrebbe essere uno degli ambienti più sgombri di tutto l’ospedale. Il paziente dovrebbe arrivare, essere stabilizzato e poi destinato al reparto di appartenenza. Invece una grande percentuale sosta per giorni in attesa di un posto letto. Un paradosso che sta diventando normalità, quando qua di normale non c’è proprio niente. Facciamo il lavoro più bello del mondo, quello di dare assistenza a persone che ne hanno realmente bisogno, ma in cambio otteniamo solamente ingiurie e aggressioni”.
Per Aureli le cause sono fondamentalmente tre: “La questione irrisolta degli accessi impropri e quindi la mancanza di un filtro della medicina del territorio, posti letto e personale scarseggiano e l’assenza di percorsi dedicati. Gli infermieri sono in burn out. Vediamo pazienti soffrire e non siamo messi in condizione di assisterli tutti in modo dignitoso. A questo si aggiungono turni massacranti, stipendi inadeguati e aggressioni frequenti. Medici e infermieri d’emergenza sono in via d’estinzione. L’estate è già cominciata. Si devono risolvere i problemi summenzionati e potenziare il personale sanitario nei Pronto soccorso, durante il periodo estivo, dato che siamo già in gravissimo ritardo, e che la situazione è al collasso. Non mancheremo di far sentire con forza e decisione la nostra voce, a tutela del personale sanitario, qualora non si provvedesse a difenderlo adeguatamente e con esso, a tutelare la buona cura che devono erogare ai pazienti” conclude Massimiliano Aureli.
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