Foto: Emiliano GRILLOTTI – Riccardo FABI ©
(di Christian Diociaiuti) Il campo completamente secco, irrecuperabile e da rifare. Una società e un futuro che, di fatto, non esistono più. Per il Rieti, salvo un miracolo, è cominciata la fine. Il calcio reatino, forte di quasi 90 anni di storia, sta per veder fallire la prima società del territorio. I continui cambi di proprietà a cavallo tra D e C hanno fiaccato una già flebile organizzazione come quella amarantoceleste. L’ultima stagione – nonostante la salvezza – è stata un travaglio e non vede scemare la scia: stipendi da saldare (fermi a dicembre), lodi (cioè vertenze) da pagare, un’iscrizione che nessuno riuscirà a garantire e gli attuali “proprietari” Enrico De Martino e Mauro Ferretti (non lo sono sulla carta per un passaggio fatto da un altro loro “referente” a un altro a fine maggio) che stanno cercando di vendere senza riuscire nell’impresa.
“Il Comune non si è interessato, e lo stadio è nel degrado” la denuncia dell’ex consigliere Roberto Donati, in contrasto con la nuova Amministrazione ma che si è sempre occupato del Rieti negli ultimi anni, nel bene e nel male. L’impressione è che un fallimento sia la “cura” che ora si vuole per ripartire, magari dal basso (e magari con dei reatini ben intenzionati). Certo è che le immagini dello stadio Scopigno riprese dall’alto confermano quello che molti sui social commentano: “Una vergogna, un gioiello ridotto così. Sarà meglio che ve ne andiate e che si riparta dai giovani e dalla città” è il commento di molti sportivi. Domani scade la diffida del Comune, poi lo stadio tornerà al Comune. Il 15, invece, il termine ultimo per iscriversi: serve pagare lodi e stipendi, oltre 200mila euro che nessuno tirerà fuori. Si perderà un titolo di Serie D e la storia della società. Oltre che la faccia di un intero movimento. Avventurieri, non vi presentate mai più a Rieti.