L’Arena si dice convinta: “Entro la settimana ci sarà la nomina di Domenico Pompili a vescovo di Verona”. Anche Repubblica lo ha scritto nero su bianco dopo il quotidiano scaligero. Per ora né dalla Chiesa di Rieti né dai piani più alti del Vaticano, trapelano conferme – o smentite, va detto – del cambio di Diocesi di “Don” Domenico Pompili, il vescovo arrivato in città nel 2015 dopo la “pensione” di Delio Lucarelli e che in questi anni si è trovato a battersi per ricompattare gli spiriti persi delle zone colpite dal sisma e di quelli annientati dalla pandemia, in un territorio così centrale ma così isolato.
Lui, che è stato sempre al centro della scena: oggi 59enne, Pompili si è occupato di comunicazione nella Chiesa che conta. È amico stretto di Papa Francesco: è bastata qualche telefonata per portarlo ad Amatrice, o dalle suore di Borgo San Pietro, tra i giovani di Greccio o sempre nella città di San Francesco per firmare la lettera apostolica Admirabile Signum sul Presepe. Forse anche per questa capacità di unire, che il Papa ha pensato a lui per ricompattare una città, Verona, in cui la destra ha perso spezzandosi e la sinistra con Damiano Tommasi si trova a guidare una grande città in una regione storicamente federalista con soffi separatisti.
Rieti, i social, i fedeli e chi della religione non si bea ma ne segue i risvolti politici, non hanno preso bene l’eventualità – non confermata – di un addio di Pompili. Il legame con la città e la sua provincia è stabile e di ammirazione, quanto fatto da questo pastore di anime per i reatini è tangibile anche negli aspetti turistici ed economici, oltre che religiosi.
“Vescovo, non te ne andare. E se proprio devi farlo, è per diventare Papa” è la litania, a volte scherzosa, che corre sui social, la quale si aggrappa anche ad altri accostamenti e immediate partenze del vescovo palesate nel passato e che non si sono mai avverate.
Foto: Emiliano GRILLOTTI ©