È scomparso oggi all’età di 88 anni Giuseppe Altorio. Persona stimata e conosciuta in città è stato Prefetto a Rieti dal 1995 al 2000 per poi trasferirsi a Roma come funzionario del Ministero dell’Interno. Severo ma al contempo dotato di un grande sense of humor, ha saputo sempre conquistare il ricordo affettuoso di tutti quelli che sono venuti a contatto con lui.
Di seguito le parole del figlio dell’ex Prefetto, Adriano Altorio
Amatissimo Papà, oggi finisce la tua esperienza di vita. Voglio ricordarti con le parole che ti scrissi in occasione del tuo ottantesimo compleanno. Perché contengono tutto quello che ti direi anche oggi se potessi.
“Carissimo Papà,
diciamo che sono stato indeciso per pochi istanti sul regalo che avrei voluto e potuto farti per il tuo compleanno. Ho cercato di pensare a qualcosa che ti avrebbe potuto far piacere veramente ed immediatamente ho pensato che una lettera scritta col cuore sarebbe stato il regalo più apprezzato.
Comprendo perfettamente come il ricevere regali materiali non abbia alcuna importanza per te perché da quando sono diventato padre anche io provo la stessa cosa. Quello che mi fa più felice è avere accanto le persone che amo.
Arrivato alla tua veneranda età avrai sicuramente fatto un bilancio della tua vita. Visto dall’esterno ti posso assicurare che il bilancio è assolutamente positivo. Sei stato un grande padre, un modello ed una presenza costante al mio fianco. Tutto quello che sono, lo devo a te (e a mamma ovviamente). Da te ho imparato l’importanza della famiglia e dello spirito di sacrificio nei confronti dei figli.
Spesso mi ripetevi “Lo capirai quando sarai padre!”. Ebbene, ho veramente capito moltissime cose. Ho capito anche perché ci inseguivi per casa e spegnevi tutte le luci. Da quando mi tocca pagare le bollette, faccio lo stesso qui a casa e ti penso sempre con un sorriso.
Ci sono alcuni ricordi di te che mi riaffiorano sempre alla mente. Alcune immagini che periodicamente rivedo nei miei occhi, come se le avessi appena vissute.
Ricordo benissimo quando mi portavi in giro sui mezzi pubblici, compravi il biglietto dal bigliettaio e ci mettevamo seduti vicini. I biglietti all’epoca erano lunghi e sottili ed eri solito arrotolarli. Ed una volta arrotolati li infilavi sotto alla fede nuziale. Ho il ricordo vivissimo di questo gesto, la fotografia perfetta delle tue mani col biglietto infilato dentro l’anello.
Mi ricordo quanto erano speciali le uscite con te, visto che lavoravi tutta la settimana. Mi ricordo la nostra gita a Castel Sant’Angelo, seduti sugli archi del castello. E tutte le volte che ci portavi alle giostre dell’Eur.
Ricordo con quanta passione seguivi tutte le mie partite di rugby sin da quando ero piccolo e non ne perdevi nemmeno una. Il mio ricordo indelebile legato a te e al rugby, oltre quando rompesti la telecamera a L’Aquila (gli amici ancora ci ridono), fu anche quella volta in cui eri l’unico tifoso della Rugby Roma a Catania (o a Rende, non ricordo). E ti facesti tutto il viaggio in treno da solo. Mi dispiaceva vedere che altri miei compagni di rugby non potevano essere fortunati come me che ti avevo sempre al seguito.
Non ti ho mai descritto a voce l’emozione e l’attesa che provavo quando stavi per arrivare a Terminillo ad agosto e noi eravamo già lì in vacanza. Passavo la giornata in attesa vicino alla porta finestra del terrazzo, guardando ogni tanto di sotto e tendendo l’orecchio per sentire il rumore delle macchine che salivano. Ed ho in mente cristallino il suono dei tre colpi di clacson della Simca che facevi giunto sotto alla curva del Panettone. Il cuore che batteva a mille e la gioia di quei momenti è quella che vedo negli occhi di Giacomo e Joséphine quando torno a casa e mi saltano addosso.
Quanti ricordi legati al Terminillo, sono così tanti e così belli che fanno quasi male ogni volta che vado su. Mi ricordo le passeggiate che facevamo nei boschi a cercare i funghi. O arrampicati lungo i crinali con Domenico a raccogliere i lamponi. E la passeggiata lungo la Nord con i pantaloncini corti. Io che mi facevo male alle gambe con l’ortica e tu che mi ripetevi: “Non ci pensare, è tutta salute!”
Sono veramente così tanti i ricordi che mi servirebbe un libro per scriverli tutti. Questa mia lettera, oltre che di auguri e di ricordi è anche di sincero ringraziamento. Un grazie immenso per avermi fatto trascorrere una infanzia ed una adolescenza meravigliosa. Sono stato veramente fortunato ad avere te e mamma come genitori. Non so se potrai dire la stessa cosa tu di me. Ma ho sempre cercato con tutte le mie forze di essere un bravo figlio. Non mi sono laureato e la cosa mi pesa ancora ma non per il lavoro. Solo perché ho sempre pensato che avreste potuto essere più orgogliosi di me. Tutto quello che ho fatto in vita mia l’ho sempre fatto per cercare la vostra approvazione, per rendervi orgogliosi. Se non ci sono riuscito, sappi comunque che ce l’ho messa tutta.
Sei stato e sei un grande Papà. Sei stato e sei un grande Nonno.
Con infinito amore, Adriano”
Foto: RietiLife ©