Agricoltori, allevatori e pastori in Piazza Santi Apostoli a Roma contro l’invasione dei cinghiali, insieme alle istituzioni e ai cittadini provenienti da tutta Italia, insieme ai giovani e alle donne di Coldiretti, che ha organizzato il blitz di oggi. L’appello è quello di avviare subito l’abbattimento, ma Coldiretti si è detta pronta anche a chiedere l’intervento dell’esercito per fermare l’invasione di ungulati.
“Stiamo difendendo le nostre aziende – dice il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri – quelle che ci hanno lasciato i nostri padri e i nostri nonni. Le stesse che con passione e dedizione cerchiamo di portate avanti per lasciarle ai nostri figli. Il rischio è quello di far fallire queste attività. Nel Lazio sono presenti molte aziende suinicole importanti, alcune delle quali dispongono anche di oltre settemila capi. Il loro futuro è messo a rischio se non partiranno subito gli abbattimenti, così come l’eradicazione”.
Intanto a Rieti si è registrato il primo caso della peste suina e cresce la preoccupazione degli allevatori. “La velocità con cui si a diffonde la peste suina rischia di mettere in discussione non soltanto la filiera suinicola, ma anche altre realtà, come le aziende agricole e in particolare modo zootecniche. Saremo costretti a distruggere anche fieno e paglia, che in questo periodo storico, anche a causa delle ripercussioni del conflitto, costano oro”. E in merito Granieri prosegue sottolineando, “Siamo molto soddisfatti della cabina di regia e siamo altrettanto soddisfatti della richiesta di indennizzi del presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti. Noi dobbiamo pensare al rilancio, come quello progettato per le aree del cratere di Amatrice, dove è previsto un incremento della presenza di suini per potenziare la filiera suinicola. E se anche quella diventerà zona rossa a causa della peste suina, si perderanno soldi già stanziati e spesi. Investimenti fondamentali per il settore”.
La presenza dei cinghiali in alcuni casi ha provocato la distruzione dell’80 per cento del raccolto. Un danno enorme per le aziende agricole, già alle prese con le conseguenze economiche determinate dal Covid, l’aumento dei costi delle materie prime e le ripercussioni del conflitto in Ucraina.
“Questo è il momento di definire dei parametri. Chi doveva manutenere e controllare non lo ha fatto. I parchi esistono, se esistono le aziende agricole che lì vivono. Non stiamo chiedendo niente di più di quello che ci è riconosciuto. Siamo noi i primi a rispettare gli animali, ma se devono distruggere il nostro lavoro, allora dobbiamo fare qualcosa. Il contenimento della fauna è necessario, perché il nostro Paese deve pensare a produrre di più per garantire il lavoro a tutte quelle aziende che con il cibo lavorano. Noi dobbiamo lottare per difendere le nostre aziende e il nostro reddito, perché rappresentiamo l’economia reale di questa regione e del Paese e per questo abbiamo bisogno di rispetto”.
I branchi dei cinghiali ormai si spingono sempre più vicini ad abitazioni e scuole, fino ai parchi, distruggono i raccolti, aggrediscono gli animali, assediano stalle, causano incidenti stradali con morti e feriti e razzolano tra i rifiuti con evidenti rischi per la salute. La situazione è diventata insostenibile in città e nelle campagne, con danni economici incalcolabili alle produzioni agricole, ma viene compromesso anche l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali in aree di pregio naturalistico con la perdita di biodiversità sia animale che vegetale.
“Quello che chiediamo è l’avvio degli abbattimenti in tempi rapidissimi – conclude Granieri – L’entità commissariale nazionale è importante, ma noi abbiamo bisogno di operatività e soprattutto abbiamo bisogno di tornare a sperare per il futuro delle nostre imprese che non possono essere messe in discussione solo dall’inefficienza di alcune strutture ed Enti Parco, tipo Roma Natura, che dovevano rispettare un Piano di contenimento e non hanno fatto nulla. Chi dovrà pagare, pagherà, perché noi siamo pronti a fare tutto ciò che è necessario per farci rispettare”.
L’invasione di vie e piazze da parte dei selvatici viene vissuta dai cittadini come una vera e propria emergenza, tanto che oltre otto italiani su 10 (81%) – secondo l’indagine Coldiretti/Ixè – pensano che vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti, soprattutto incaricando personale specializzato per ridurne il numero anche perché un italiano adulto su quattro (26%) si è trovato faccia a faccia con questi animali.
Secondo l’indagine Coldiretti/Ixè la fauna selvatica rappresenta un problema per la stragrande maggioranza dei cittadini (90%) considerato poi che nell’ultimo anno è avvenuto un incidente ogni 41 ore con 13 vittime e 261 feriti gravi a causa dell’invasione di cinghiali e animali selvatici che non si fermano più davanti a nulla, secondo l’analisi di Coldiretti su dati Asaps, Negli ultimi dieci anni il numero di incidenti gravi con morti e feriti causati da animali è praticamente raddoppiato (+81%) sulle strade provinciali secondo la stima Coldiretti su dati Aci Istat.
Il 69% degli italiani ritiene che i cinghiali siano troppo numerosi mentre c’è addirittura un 58% che li considera una vera e propria minaccia per la popolazione, oltre che un serio problema per le coltivazioni e per l’equilibrio ambientale come pensa il 75% degli intervistati. Il risultato è che oltre sei italiani su 10 (62%) ne hanno una reale paura e quasi la metà (48%) non prenderebbe addirittura casa in una zona infestata dai cinghiali.
Alla domanda su chi debba risolvere il problema, oltre le metà degli italiani (53%) è dell’opinione che spetti alle Regioni, mentre per un 25% è compito del Governo e un 22% tocca ai Comuni. In tale scenario anche l’Autorità per la sicurezza alimentare Europea (EFSA) ha lanciato un appello agli Stati dell’Unione Europea chiedendo misure straordinarie per evitare l’accesso dei cinghiali al cibo e ridurne del numero di capi per limitare il rischio di diffusione della peste suina africana (psa) che colpisce gli animali ma non l’uomo.?