Aggressione da parte di un detenuto in ospedale ai danni di un’infermiera e dei poliziotti penitenziari. Ennesimo episodio contro il personale sanitario e le forze dell’ordine in ambito ospedaliero. “Tutto è nato dalla protesta sconsiderata e incomprensibile di un detenuto di nazionalità egiziana ricoverato presso il reparto di diagnosi e cura, Spdc, dell’ospedale San Camillo De Lellis di Rieti perché sottoposto a Tso” spiega Maurizio Somma, segretario nazionale per il Lazio del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe, il primo e più rappresentativo della Categoria.
“All’atto della somministrazione dei farmaci ad opera del personale sanitario del reparto, per futili motivi l’uomo ha aggredito prima l’infermiera sferrandole una testata al volto (trasportata al pronto soccorso e refertata con 7 giorni di prognosi) e successivamente il personale di Polizia Penitenziaria addetta al piantonamento dello stesso, che prontamente è intervenuto per cercare di placare la furia incontrollata del detenuto. Informata la sorveglianza generale del carcere reatino, è stata inviato altro personale di Polizia in supporto ai colleghi. Solo grazie al tempestivo intervento di quest’ultimi, il detenuto è stato contenuto e riportato alla calma anche con l’ausilio del personale medico. Anche le due unità di Polizia Penitenziaria addette al piantonamento hanno dovuto far ricorso al Pronto Soccorso”.
Donato Capece, segretario generale del SAPPE, esprime solidarietà all’infermiera ed ai poliziotti contusi e denuncia: “Sono stati momenti di grande tensione e pericolo, gestiti però con grande coraggio e professionalità dai poliziotti penitenziari, che sono stati anche minacciati insultati e colpiti dal detenuto. L’evento è stato particolarmente critico perché posto in essere in una corsia di ospedale ma è stato gestito al meglio dalla Polizia Penitenziaria, che paga pesantemente in termini di stress e operatività questi gravi e continui episodi critici. Ai colleghi contusi va la nostra vicinanza e solidarietà nonché un ringraziamento particolare per l’intervento che, incuranti di qualsiasi pericolo e nonostante le conseguenze riportate, ha permesso di bloccare il detenuto violento. La situazione nelle nostre carceri resta allarmante e la realtà è che i nostri poliziotti continuano ad essere aggrediti senza alcun motivo o ragione. Ma è evidente a tutti che è necessario intervenire con urgenza per fronteggiare le costanti criticità penitenziarie”.
Il Sappe denuncia “una volta di più le quotidiane difficoltà operative con cui si confrontano giornalmente le unità di Polizia Penitenziaria in servizio nei Nuclei Traduzioni e Piantonamenti: agenti che sono sotto organico, non retribuiti degnamente, con poca formazione e aggiornamento professionale, impiegati in servizi quotidiani ben oltre le 9 ore di servizio, con mezzi di trasporto dei detenuti spessissimo inidonei a circolare per le strade del Paese, fermi nelle officine perché non ci sono soldi per ripararli o con centinaia di migliaia di chilometri già percorsi”.
I sindacalisti denunciano, infine, il quotidiano e sistematico ricorso alle visite mediche in ospedali e centri medici fuori dal carcere, con contestuale massiccio impiego di personale di scorta appartenente alla Polizia Penitenziaria, per la diffusa presenza di patologie tra i detenuti: “Dal punto di vista sanitario la situazione delle carceri è semplicemente terrificante: secondo recenti studi di settore è stato accertato che almeno una patologia è presente nel 60-80% dei detenuti. Questo significa che almeno due detenuti su tre sono malati. Tra le malattie più frequenti, proprio quelle infettive, che interessano il 48% dei presenti. A seguire i disturbi psichiatrici (32%), le malattie osteoarticolari (17%), quelle cardiovascolari (16%), problemi metabolici (11%) e dermatologici (10%). Questo fa capire ancora di più come e quanto è particolarmente stressante il lavoro in carcere per le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria e dei Nuclei Traduzioni e Piantonamenti che svolgono quotidianamente il servizio con professionalità, zelo, abnegazione e soprattutto umanità, pur in un contesto assai complicato per il ripetersi di eventi critici”.
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