Il caro carburante pesa dai campi alle tavole degli italiani, passando per logistica e trasporti. A lanciare l’allarme è Coldiretti Lazio e CAIaagromec, la federazione degli aeromeccanica, in riferimento alla corsa dei prezzi dell’energia, dal gasolio all’elettricità, dal gas alla benzina.
A tutto questo si aggiunge lo stop dell’autotrasporto che può calcolare danni incalcolabili alla filiera agroalimentare con l’85% delle merci che viaggia su strada. A rischio i prodotti più deperibili dall’ortofrutta al latte. “Tutto questo rischia anche di alimentare una pericolosa psicosi negli acquisti sugli scaffali dei supermercati”, dice il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri, in merito alla protesta degli autotrasportatori per il caro gasolio.
“Una situazione che – aggiunge Granieri – aggraverebbe ulteriormente le già rilevanti difficoltà della filiera agroalimentare, costretta a far fronte a pesanti aumenti dei costi di produzione per le materie prime e l’energia, con l’esplosione della guerra in Ucraina, che sta ostacolando gli scambi commerciali in un Paese come l’Italia fortemente dipendente dall’estero”.
Il caro carburanti con il balzo dei prezzi del gasolio agricolo ha fatto esplodere i costi orari delle lavorazioni agromeccaniche dei terreni cresciuti dal 25% al 100% in più per le normali operazioni nei campi come aratura, rullatura, erpicatura, raccolta e altre lavorazioni. Proprio nei giorni giorni scorsi Coldiretti Lazio ha chiesto alla Regione lo stato di crisi del settore agricolo, gravato già da due anni di pandemia e ora alle prese con le ripercussioni del conflitto in Ucraina. “In questo momento non possiamo permetterci di perdere neanche un chilo di prodotto ed è necessario che vengano garantiti i ritiri e le consegne a industrie e distribuzione commerciale per assicurare le forniture alla popolazione”. Prosegue Granieri in merito allo stop dell’autotrasporto. L’appello di Coldiretti è quello di intervenire sul caro gasolio “che rischia di fermare i trattori nelle campagne – conclude Granieri – aumentando la dipendenza dall’estero per l’importazione di prodotti alimentari. Dobbiamo puntare ad aumentare la produzione di cibo, recuperando lo spazio fino a oggi occupato dalle importazioni che, come dimostrano gli avvenimenti degli ultimi anni, sono sempre più esposte a tensioni internazionali e di mercato che mettono a rischio la sovranità alimentare del Paese”.