L’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Rieti ha realizzato uno studio sulle imprese reatine con particolare attenzione a quelle artigiane. Il periodo di riferimento riguarda gli anni 2019-2020-2021, ma non mancano dati riguardanti anni precedenti che possono essere utili per capire come in un lasso di tempo più ampio si sia evoluto il sistema imprese provinciale. Non è il solito scarno studio sui numeri, ma una riflessione a largo raggio che tocca problematiche specificatamente settoriali e locali. Per la prima volta viene effettuata un’analisi del territorio a livello di singolo comune (sono stati esaminati i comuni con più di 30 imprese che risultano essere 27), emerge che le realtà locali con percentuali settoriali simili alla media regionale risultano essere 4 e precisamente Rieti, Poggio Moiano, Poggio Mirteto e Antrodoco. Tali realtà sono essenzialmente caratterizzate da una presenza di servizi (30-40%) e una presenza di imprese edili (33-36%) che risulta simile alla media delle realtà regionali. Sedici comuni sui 27 analizzati presentano una percentuale di imprese edili superiore al 50% del totale. Undici comuni hanno una percentuale di manifattura superiore a quella regionale.
Una novità assoluta nel rapporto dell’Ufficio studi di Confartigianato Imprese Rieti, riguarda il reddito pro-capite dei singoli comuni, il dato ultimo disponibile è del 2016. I dati ci dicono che il reddito medio della provincia di Rieti è pari a 18.516 euro, contro i 22.900 del Lazio e i 20.918 in Italia. Soltanto 8 comuni presentano un reddito medio superiore a quello provinciale, con il solo comune di Rieti che, pur non raggiungendo la media regionale, supera quella italiana. Dal rapporto emerge che i comuni con il più alto reddito medio, se si esclude Collegiove, risultano essere quelli con maggiore popolazione (in questi comuni è concentrato il 60% della popolazione della provincia). Altro elemento importante è che questi comuni sono quelli che hanno la maggiore presenza di imprese artigiane di servizio e/o manifatturiere. “La presenza di imprese – afferma Maurizio Aluffi, Direttore di Confartigianato Imprese Rieti – probabilmente è determinata dall’essere baricentrici rispetto al territorio di riferimento (Rieti-Cittaducale-Contigliano alla Piana Reatina, Poggio Mirteto-Montopoli alla Sabina, Antrodoco all’Alto Velino). La mancanza di dati relativamente agli anni successivi al 2016 non ci permette di valutare, se non parzialmente gli effetti del sisma. Emerge però che Amatrice vede in soli 5 mesi (settembre-dicembre) una riduzione del reddito pro-capite di ben il 9% rispetto al 2015”.
Procediamo adesso ad analizzare l’andamento del sistema imprenditoriale artigiano degli ultimi 3 anni, 2019-2020-2021 (per quest’ultimo anno i dati sono aggiornati a novembre). L’anno 2019 segna uno dei dati peggiori della storia dell’albo delle imprese di Rieti con 315 cancellazioni a fronte di 287 iscrizioni. Nel 2020 c’è stata una discreta ripresa ed è tornato il segno positivo (+62) determinato da 220 iscrizioni a fronte di 158 cancellati. Un trend confermato nel 2021, anche se con percentuali decisamente più contenute. Ricordiamo che i dati del 2021 sono aggiornati a novembre. Sono aumentati il numero di imprese iscritte rispetto al 2020 (220 nel 2020 e 242 nel 2021) ma sono aumentate notevolmente le cancellazioni passate dalle 158 del 2020 alle 222 del 2021, con +64.
Uno sguardo ai comuni. Rieti fa la parte “del leone”, anche se lontana dai numeri degli anni pre-pandemia, e comunque anche nel 2019 dove erano nate 91 imprese. Mantiene un livello che pare risentire poco dell’attuale situazione il comune di Fara in Sabina, dove ogni anno nasce una media di più di 20 imprese. Sorprende, in positivo, Scandriglia che negli ultimi 3 anni ha visto la creazione di 34 imprese.
“I dati elaborati dall’Ufficio studi di Confartigianato Imprese Rieti – dice Maurizio Aluffi, Direttore dell’Associazione reatina – raccontano di una situazione di grande difficoltà della nostra provincia. Una fotografia che si è concretizzata in maniera drammatica negli anni 2011-2012. La pandemia ha quindi aggredito un tessuto economico-sociale che non era ancora riuscito a superare pienamente la crisi. I dati di Unioncamere nell’andamento delle imprese dal confronto 2008-2019 (anno prima della pandemia) mostrano un quadro preoccupante dell’andamento dell’economia reatina. In soli 10 anni nella provincia si perdono ben 630 imprese, con una diminuzione dell’albo del 15,29%. Complessivamente il numero delle imprese è passato da 4.143 a 3.509. Nello stesso periodo a livello regionale il tasso di crescita si è fermato al -4,9%, quasi di 10 punti inferiore al dato reatino. Questi dati – conclude Maurizio Aluffi – dovrebbero far riflettere e soprattutto dovrebbero ridisegnare un nuovo modello di sviluppo che la classe politica locale pare non avere ancora percepito”.
Foto: Gianluca VANNICELLI ©