Dopo le misure per la digitalizzazione, l’efficienza energetica, la riqualificazione degli immobili pubblici e le infrastrutture per oltre un miliardo di euro, è arrivato oggi il via libera della Cabina di coordinamento integrata al secondo pacchetto di interventi, da 700 milioni di euro, per il Rilancio economico e sociale delle aree sisma 2009 e 2016. “Con le decisioni odierne e le relative ordinanze diamo avvio all’attuazione di tutte le misure del Fondo complementare al Pnrr destinate ad accompagnare la ricostruzione post sisma e favorire lo sviluppo del Centro Italia, nel pieno rispetto del cronoprogramma e dei criteri stabili dalla legge per l’uso di queste risorse”, ha detto il commissario straordinario alla ricostruzione, Giovanni Legnini.
Aggiungendo: “E’ il piano della speranza per la ripartenza del Centro Italia e per la prima volta dopo un sisma si coniugano la ricostruzione materiale e lo sviluppo economico dei territori colpiti”. Il pacchetto “Rilancio” del Fondo viene destinato in gran parte al sistema delle imprese, per favorire l’innovazione, lo sviluppo e la crescita dell’occupazione, interventi per favorire l’inclusione sociale, anche attraverso il terzo settore, il turismo, la cultura, ma anche l’economia circolare, partendo dal ciclo delle macerie e dalla filiera del legno. Ma vede, come fiore all’occhiello, la creazione di quattro centri di ricerca universitari specializzati nella sicurezza sismica, l’agroalimentare, l’economia circolare e la salute, la valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale con il coinvolgimento di tutti gli atenei e i principali centri di ricerca del territorio. “È la prima rete integrata per l’innovazione e la ricerca tra le Università di un territorio così vasta che viene realizzata in Italia”, ha detto il rettore dell’Università di Perugia, Maurizio Oliviero, che ha illustrato il progetto.
La rete di ricerca viene finanziata con 60 milioni del Fondo Pnrr e altri 60 milioni – stanziati dalla legge di bilancio 2021 – con un bando del ministero della Coesione, e coinvolge La Sapienza, l’Università della Tuscia, la Politecnica delle Marche, l’Università statale e l’Università per stranieri di Perugia, le Università di Camerino, Macerata, L’Aquila, Teramo, la D’Annunzio di Chieti e Pescara, ma anche l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, l’Istituto nazionale di fisica nucleare, il Gran Sasso science institute, il Parco tecnologico dell’Alto Lazio. Ci saranno quattro “hub” che faranno capo alle Università di Camerino (sicurezza sismica), Perugia (cultura e ambiente), Teramo (agroalimentare) e Rieti (economia circolare), alle quali fanno capo i progetti di ricerca, e altri centri “spoke” realizzati dagli altri atenei ed istituti della rete “realizzando – ha aggiunto Oliviero – una piena contaminazione delle conoscenze, ed una reale sinergia tra gli atenei a favore della ricerca”.
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