“Nell’Italia del governo Draghi accade che il prefetto di Roma, quindi il Ministero degli Interni, neghi ad una madre di famiglia, il tesserino da steward in quanto militante dell’associazione Area Rieti, che viene inserita tra le associazioni rientranti nel D.L. 26/04/1993 più comunemente conosciuto come decreto Mancino. Questo sulla base di un’informativa della DIGOS di Rieti”: lo dice Chicco Costini, di Area Rieti.
“Area Rieti in quasi 30 anni di attività non ha mai subito neanche un’indagine per reati legati al razzismo, nessun militante di Area è mai stato denunciato per reati ascrivibili alla fattispecie prevista dal decreto Mancino. In 30 anni non abbiamo mai nascosto le nostre idee, e le abbiamo manifestate con radicalità, assumendocene sempre la piena responsabilità, a viso aperto, ma questo non ha mai travalicato le leggi in vigore. Solo nei regimi totalitari si colpiscono le persone per le proprie idee. Siamo contro l’invasione dei migranti? Si e lo diciamo a voce alta, come siamo contro il degrado della nostra città legato allo spaccio, alla microcriminalità che agisce indisturbata grazie al lassismo dello Stato; egualmente siamo radicalmente contrari all’utero in affitto, e alla possibilità che la cultura gender venga insegnata nelle scuole” continua Area.
“Area Rieti in 3 decenni di attività ha organizzato manifestazioni di protesta, presentazione di libri, volantinaggi, affissioni di manifesti per esternare il proprio pensiero, ma anche centinaia di azioni di volontariato per le persone in difficoltà, raccolte e distribuzione di pacchi alimentari, per 20 anni un mercatino del libro usato per aiutare gli studenti strozzati dal caro libri, ha raccolto e portato aiuti ai terremotati prima all’Aquila, e poi ad Amatrice, ha raccolto acqua da portare in Thailandia per le popolazioni devastate dallo Tsunami, raccolto regali per i bambini poveri, portato aiuti in Palestina e Libano; e troppe sarebbero le iniziative anche solo per ricordarle tutte. È reato tutto questo? – scrive Costini – Negare il diritto al lavoro ad una madre di famiglia, tra l’altro in questo periodo tragico che stiamo vivendo, per le sue idee politiche, per la sua attività sociale, senza accusarla di un solo atto concreto, ma criminalizzando il suo impegno civile perché non conforme al pensiero dominante, è un atto gravissimo, da regime dittatoriale, inaccettabile in una Nazione che almeno a parole dovrebbe essere ancora una democrazia, nella quale il libero pensiero è difeso dalla costituzione, prima ancora che dalle leggi. Ed invece, senza neanche un elemento concreto, sulla base di una generica velina della Questura, tra l’altro superficiale ed erronea (la militante in oggetto è uscita anni fa da Forza Nuova) si cancella la vita di una persona. Noi non rinneghiamo nulla di quello che siamo, rivendichiamo il nostro agire e le nostre idee, la nostra vicinanza e collaborazione con altri movimenti, e continueremo a combattere per essere liberi di esprimere le nostre idee”.
“Saremo al fianco della nostra militante per restituirle il diritto al lavoro, denunceremo l’azione diffamatoria condotta nei nostri confronti e difenderemo l’onorabilità della nostra comunità, ,il diritto ad esprimere liberamente il nostro pensiero, e non arretreremo di un metro dalle nostre posizioni. Non sarà certo un burocrate di governo ha spaventarci con le sue accuse preconcette, espressione di furore ideologico più che di correttezza amministrativa. Crediamo però che tutti, anche i nostri avversari più feroci, dovrebbero porsi delle domande sulla deriva autoritaria che sta subendo la nostra Nazione. Se un Prefetto, quindi il Ministero degli Interni può a mettere all’indice un’associazione sulla base di illazioni prive di concretezza, se un prefetto può annichilire una donna sulla base di preconcetti ideologici, domani potrebbe toccare a chiunque. Ed anche per questo non ci possiamo piegare” conclude Costini.
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