(di Christian Diociaiuti) La fine dell’anno non è stata col botto per il Rieti. I quattro arrivi (leggi) non sono stati accolti con favore dal tifo. Ma la ferita è stata grande per l’addio di Marcheggiani e Tirelli, legatissimi alla piazza e trionfatori nelle varie stagioni. Per questi due giocatori l’addio non è stato indolore; non è stato scevro da ripercussioni psicologiche l’approdo a Ostia, fatto più per necessità che per abbandonare Rieti.
“Lo dico, la situazione era diventata insostenibile – racconta in esclusiva a RietiLife, Fabrizio Tirelli, centrocampista, capitano del Rieti e oggi con la maglia viola – il motivo? Le promesse non mantenute. Certo, economiche. Soprattutto quelle. Ma anche sul fronte organizzativo. Per la maggior parte della squadra siamo rimasti agli stipendi di settembre. E dopo la sfuriata con la mia mancata partenza per Gavorrano, qualcosa si è mosso e qualcuno ha preso lo stipendio di ottobre o parte di esso. Ma altri non hanno preso niente. Come lo staff, da quanto so io. Erano state fatte delle promesse – aggiunge l’ex capitano, che nel 2018 ha portato il Rieti in C con la squadra delle meraviglie allenata da Parlato – che a Natale sarebbe stata sistemata la situazione stipendi. Ogni giorno mille problemi. Per esempio l’acqua che ogni tanto manca, poi la squadra ci rimette”.
Tirelli, ora sollevato dall’annuncio tra le fila dell’Ostiamare, parla senza freni: “Per andarcene io, Marcheggiani, Marchi, Montesi, Galvanio, Zona, siamo stati costretti a rinunciare a 5 mensilità. Perché gli stipendi non vengono pagati? Ci hanno detto che il motivo è stato il pignoramento dei soldi arrivati dalla Lega per Maistro e Gondo (la cui vendita alla Lazio frutta tuttora al Rieti, ndr). Soldi sui quali la società faceva affidamento. Quindi perché non vengano pagati è una bella domanda: i soldi dovrebbero metterceli loro vista la questione del pignoramento, per garantire i pagamenti ai giocatori dell’anno scorso e di quello corrente…”.
E mentre Tirelli si preoccupa per i dipendenti “Carletto, Noemi, Angelo” e gli altri (Carlo Franceschini ha scritto anche a RietiLife – leggi), c’è da chiedersi se la società è presente: “Ferretti è venuto due volte. Ci ho parlato altre al telefono e l’ho invitato a incontrare la squadra. Lì è uscito il discorso che si sarebbe stato tutto sistemato. Chi ci ha sempre la messo la faccia, nel bene e nel male, è Enrico De Martino, sempre presente e disponibile. Così come ce l’ha messa il direttore Giulio Halasz. Si è preso pure qualche parola sopra le righe. Lo staff tecnico? Qualcuno non ha preso niente e qualcuno una parte – aggiunge Tirelli parlando di stipendi – ma va detto che non si sono mai schierati dalla parte della squadra. Quali intenzioni ha la società? Io non lo so. So che Curci ha sempre mantenuto la parola verso i giocatori. La mia speranza è che sistemino tutto e che la squadra si salvi sportivamente, ma se non cambia la faccenda sui pagamenti la vedo dura”. Un disastro sportivo e societario? “Il succo è quello. Posso dire, per certo, che stanno sbagliando tutto” continua Tirelli.
Nei giorni scorsi i tifosi, a cui Tirelli è molto legato, avevano chiesto l’eutanasia per il club: in soldoni, farlo fallire e ripartire (leggi): “Quello che loro stanno facendo richiede il mio massimo rispetto. La penso come loro: meglio resettare tutto e ripartire con una società pulita in una categoria che non solo quale possa essere, anche inferiore. Io posso dire che è un arrivederci e non è un addio. Dico grazie ai ragazzi della curva, alla la città: mi hanno voluto bene, in campo e fuori. A loro un grosso saluto. e un augurio!”. Di buon anno. E per un futuro, per ora ancora a tinte fosche.
Il capitano Fabrizio Tirelli bacia la Coppa: è il giorno della festa per la promozione in C, 6 maggio 2018
Foto: Gianluca VANNICELLI ©