“Al quinto anno dal tragico evento sismico che ha colpito l’Italia centrale con la distruzione dei borghi e delle città di Amatrice ed Accumoli, la macchina della ricostruzione è in piena attività” lo scrive in una lettera, indirizzata ai comuni del cratere del sisma 2016 e al commissario Legnini, il presidente dell’ordine degli architetti di Rieti Fabrizio Miluzzo.
“Il commissario straordinario – aggiunge Miluzzo – dopo la prima fase emergenziale, assistito dalla collaborazione degli ordini, le associazioni di categoria e degli altri attori presenti dal primo momento sulla vicenda, procede ad affinare le disposizioni normative con il duplice intento di accelerare i processi e disporre indicazioni precise atte a gestire le specifiche problematiche. In cinque anni sono state emanate 120 Ordinanze, un robusto apparato normativo in affiancamento alle leggi già vigenti a carattere nazionale e regionale, sia in materia di edilizia, che specialistiche (tutela ambiente, rischio sismico e geologico ecc); struttura normativa speciale che opera in maniera prioritaria e sovraordinata, ma che purtroppo non esclude contrasti interpretativi tra i vari Enti chiamati nel procedimento amministrativo (Comuni, Regioni e Ministeri). Va riconosciuto al Commissario, con la sua struttura ed agli Uffici Regionali della Ricostruzione, un impegno ed uno sforzo per seguire in continuo con nuovi provvedimenti normativi le esigenze (es, Superbonus ecc) e la volontà di arrivare ad un testo unico della normativa sulla ricostruzione in avanzata stesura”.
“Come architetti – spiega Miluzzo – e non solo gli architetti reatini ma tutta la categoria impegnata nelle quattro regioni alle attività di ricostruzione, sentiamo il bisogno di suggerire, ai vari livelli amministrativi, di mettere in campo una sensibilità capace di capire i valori dell’architettura, dell’ambiente, della conservazione e valorizzazione del paesaggio e della struttura socio-economica di un territorio, che è indispensabile per evitare che la ricostruzione sia solo degli edifici e delle infrastrutture e che possa diventare in tal modo distruzione dell’identità del territorio stesso. Fondamentale in questa fase, il recupero di quell’identità culturale e socio-economica di questi territori, che ne permetta la sopravvivenza ed il rilancio, evitando il protrarsi del fenomeno dello spopolamento e della perdita dei valori autoctoni e magari con l’avvento dell’era digitale favorire il reintegro abitativo e produttivo dei nuclei principali e delle frazioni. Con le ultime Ordinanze, in particolare la 101 e la 107 con le Linee Guida allegate, sono stati forniti dal Commissario principi e indirizzi per la redazione dei Programmi Straordinari di Ricostruzione e indirizzi comuni per la pianificazione e per la ricostruzione delle OO.PP. L’approccio viene così sintetizzato: ‘Se nella ricostruzione di Gibellina l’assioma è stato quello della delocalizzazione totale degli abitanti e della ricostruzione altra, se nella ricostruzione del Friuli e del cratere di L’Aquila lo slogan è stato ‘dov’era-com’era’, nella ricostruzione dell’Italia centrale post sisma 2016 il principio guida è quello della rigenerazione dell’identità storica, che si apre al futuro del terzo millennio”.
“Quello che si riesce a capire dall’esterno – tuona Miluzzo – visto la completa esclusione della categoria degli architetti da ogni partecipazione e condivisione alla fase di programmazione e pianificazione, è una ricostruzione collage di singoli PSR senza una visione strategica sovracomunale su un territorio che necessita di curare le ferite dell’evento sismico, le lacerazioni del paesaggio indispensabili nella fase di primo intervento e con l’obiettivo di ridare vita, prospettive ed identità alle singole realtà locali. Da questa analisi nascono una serie di domande: come si fa a predisporre uno strumento potentissimo, in termini capacità di disporre soluzioni ed interventi, come il Programma Speciale di Ricostruzione, spesso sviluppati da tecnici diversi, da comuni diversi senza immaginare cosa si sta valutando nel PSR limitrofo? La prerogativa dichiarata nelle Linee Guida, di “consumo di territorio zero”, partendo da uno stato di fatto attuale (visibile a tutti mettendo a confronto le immagini storiche di google), dove le aree urbanizzate sono più che raddoppiate, come si fa a rispettarla? Quali SAE conserviamo e con quale criterio? Raddoppiamo le potenzialità abitative, ricettive e produttive con una domanda incerta e in diminuzione stante agli ultimi dati statistici? Tante domande e tanti problemi ai quali si può dare una risposta concreta solo con la predisposizione di un Piano/Programma strategico di valenza sovracomunale elaborato per territoriali omogenei, capace di valutare tutte le necessità per la sopravvivenza e lo sviluppo di una comunità, da coniugare con la valorizzazione del bene più prezioso di cui la stessa dispone che è il paesaggio e la cultura”.
“Sono valutazioni e preoccupazione – conclude – che dovrebbero precedere la ricostruzione edilizia, indirizzandola verso le reali necessità e con obiettivi specifici per la formazione di un contesto urbano e paesaggistico capace di esprimere la stessa attrattività che ha permesso negli anni lo sviluppo di un sistema economico e la vivibilità di una comunità.
Proponiamo agli Enti in indirizzo l’apertura di un confronto ed un dibattito aperto, che possa stimolare una riflessione per un diverso approccio, per curare un territorio e la comunità che ci vive con la soluzione più idonea a garantirne sopravvivenza e sviluppo e non solo la ricostruzione edilizia con futuro incerto“.
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