Si è svolto sabato 9 febbraio alle ore 18.30 presso il Teatro Flavio Vespasiano di Rieti, alla presenza di un pubblico numeroso ed attento, “Italian Dream In Buenos Aires”, progetto musicale nato dalla collaborazione e contaminazione tra distinte personalità musicali: il Tanguedia Quartet e Lucia Casagrande Raffi, in uno spettacolo che aveva già aperto ad agosto il NoBorders festival (PG) 2012. Subito i suoni e le voci rimbalzano e si inseguono, dilatando il tempo in un gioco dove l’atmosfera surrealista e retrò, il rosso ed il nero, in cui Stendhal riconosce il contrasto universale tra verità e finzione, si incontrano e si compenetrano. Un concerto monografico, monotematico, “il ritmo della pena” (cit. piazzolliana), eppure straordinariamente vario con la musica di Astor Piazzolla, che del tango argentino ha sviscerato l’anima più ribelle e trasversale, fecondandolo con gli inserimenti colti di uno spirito creativo che sembra non conoscere confini, legato alla tradizione eppure proiettato verso una dimensione internazionale, ed il melodramma, forma musicale italiana per eccellenza, con i suoi turbamenti, le sue passioni, i suoi amori e morti. La raffigurazione prodotta da Lucia Casagrande Raffi e dal Tanguedia Quartet sta sia nella capacità di evidenziare i momenti salienti e i passaggi esteticamente più interessanti dell’opera piazzolliana, sia nel creare dei quadri sonori dove tango, melodramma e jazz riescono a coesistere senza violenze e forzature. I componenti del Tanguedia Quartet, Antonio Greco al pianoforte, Federico Micheli al violino, Massimiliano Tommasoni alla fisarmonica e vibrandoneòn, Davide Peluso al contrabbasso, fondano il proprio repertorio nello stile del tango nuevo con particolare riferimento ad Astor Piazzolla, mescolandovi sonorità timbrico-espressive di chiara matrice mediterranea, trovando così naturale equilibrio nell’eterogeneità dell’esperienza di ognuno dei propri componenti. Dall’unione dei differenti generi e stili musicali da cui derivano i quattro musicisti (musica colta, jazz, folk), scaturisce il particolare sound che contraddistingue questa formazione. A caratterizzarli un forte spirito di gruppo, una marcata capacità di dialogare, di cantare ed un’ottima vitalità virtuosistica che ben si è espressa in Adiòs Nonino, Michelangelo ’70, Escualo e molti altri pilastri della letteratura musicale del compositore argentino. Lucia Casagrande Raffi, cantante di estrazione classica, ha dato voce, tono e spessore drammatico all’idea di passione, al timore della morte, all’angoscia della perdita, alla lacerazione dell’abbandono, porgendoli con estrema compostezza e rigore a chi l’ascoltava; suggestioni forti, cantate ora in spagnolo, ora in italiano, ora in inglese. La malinconia di Si dolce è ‘l tormento e Los pajaros perdidos , la solitudine di Lascia ch’io pianga , la lucida follia di When I’m laid in earth, diventano vibrazione esistenziale; facendosi Maria de Buenos Aires in Yo soy Maria, ha cantato ed incarnato il proiettarsi disperato e fiducioso nel futuro, i timori e le speranze che appartengono all’esistenza di ognuno, con sofisticata sensibilità e grande eleganza. Voce poetica originale quella di Paolo Fosso, un “Duende Horacio” dal lirismo visionario, autoironico e moderno, dove le parole adattandosi alla musica che le accompagna, sanno trasmettere una musicalità semantica e misurata, una irrefrenabile ansia di generazione e rigenerazione, descrivendo bene l’equilibrismo di circensi e “loquitas” (donnine allegre), che proprio come Maria De Buenos Aires, danzano disperati sull’orlo del proprio abisso. Intense le coreografie dei due Tangueros Silverio Valeriani (autore del libro Tango y Tangueros) e Giovanna Giuliani, delle vere e proprie chicche, che hanno valorizzato le performance musicali e saputo trasmettere “l’abbraccio” del tango, dando al cuore un sussulto ulteriore. Una serata dalle tinte forti, emozionante ed intensa, dove hanno regnato classe, eleganza e indiscussa qualità artistica di tutti i protagonisti. Foto: A.R.T.e M.