Nome Officina Politica: “L’acqua di Rieti solo in mano alla Regione, per i territori non ci sono fondi. Serve dibattito”

L’acqua, l’oro blu di Rieti, nelle mani della Regione. Ormai chiusa la vicenda dell’acqua potabile con la definizione dei rapporti tra Rieti e Roma, si sta giocando, nuovamente a porte chiuse e senza che ce ne sia notizia, la partita che assegnerà lo sfruttamento idroelettrico per i prossimi 30-40 anni. Proprio su spunto della proposta di legge 293 del 4 maggio 2021, Nome Officina Politica propone agli amministratori pubblici, alla Politica, ed ai cittadini che intendono capire “cosa c’è dietro una diga”, Rieti Dossier Idroelettrico, reperibile al link (QUI). Nei giorni successivi alle alluvioni, l’assessore Alessandri, in collegamento pubblico con il consigliere Refrigeri, in risposta a sollecitazione di NOME, assicurava il coinvolgimento dei territori, intenzione peraltro già ribadita in interviste su organi di stampa.

Ma dalla Regione, ormai da mesi, tutto tace sui temi della tutela ambientale, dello sfruttamento economico, sulla gestione della sicurezza e sulle opportunità di sviluppo, tutte questioni che dovrebbero coinvolgere i territori. Tacciono in realtà anche la Provincia ed il Comune di Rieti, che avevano alzato la voce nelle settimane successive alle alluvioni di questo inverno. Parliamo di una legge da cui deriva la gestione di un giro di affari con ricavi potenziali al concessionario di oltre 30 milioni di euro l’anno, e garantirà alla Regione un cospicuo introito per la concessione.

Nulla invece ai territori, mentre registriamo le difficoltà delle comunità locali. Comuni lasciati soli nel confronto con le multinazionali per il mancato pagamento di oneri di ristoro (per l’intera provincia, il sovra canone 2020 spettante ai comuni del (o dei) Bacini imbriferi Montani ammonterebbe a quasi 3 milioni di euro l’anno, oltre 56 milioni le somme mai corrisposte). Comuni lasciati soli mentre le multinazionali compravendono le dighe lasciando dietro di sé milioni di euro di danni dalle recenti inondazioni. Comuni che devono impegnare cospicue risorse dei propri bilanci per la esecuzione di opere di manutenzione e ripristino che dovrebbero essere poste in capo al concessionario. Comuni che vedono la necessità di una urgente e non più differibile manutenzione dei corsi d’acqua a monte e a valle delle dighe (vedasi audizioni in commissione consiliare presso il Comune di Rieti). Comuni impossibilitati nella programmazione e sviluppo di territori difficili, quando altrove (ad esempio, Piemonte) con intelligenti leggi regionali, si riconosce la specificità dei territori montani, assicurando funzioni e finanziamenti adeguati per coniugare tutela e sviluppo, legati alle acque. Peraltro, giacché la produzione idroelettrica genera localmente pochi posti di lavoro, occorre immaginare le modalità di coinvolgimento del concessionario nello sviluppo del territorio, con iniziative legate alle imprese e al mondo dell’istruzione (istituti tecnici e università).

Serve creare sviluppo, know-how, sinergie e occupazione. Speriamo che questo documento redatto con il contributo di un ampio gruppo di lavoro, possa alimentare un consapevole ed informato dibattito, e soprattutto aprire, finalmente, un dialogo fruttuoso con la Regione, prima che i giochi siano fatti, e Rieti possa spuntare al massimo qualche mancetta.

Foto: RietiLife ©

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