Foto: Riccardo FABI ©
(di Martina Grillotti) Erano le 3.36 del 24 agosto 2016 quando una scossa di magnitudo 6.0 ha colpito Amatrice e Accumoli, il Reatino e tutto il Centro Italia. A cinque anni dal sisma RietiLife con i fotografi Gianluca Vannicelli e Riccardo Fabi si è recata per un reportage nei luoghi distrutti quella tragica notte di 1826 giorni fa.
Furono 299 in totale le vittime, 249 solo ad Amatrice. Tanto dolore ha accompagnato i cittadini mentre hanno visto portar via quelle macerie, quei ricordi di vita passata, nella speranza di un nuovo futuro e di una ricostruzione che avrebbe dovuto, almeno teoricamente, riconsegnargli la propria casa, il proprio paese. Quella che i nostri fotografi si sono trovati davanti, oggi, è una ricostruzione che stenta a decollare, piazze vuote dove c’erano case, impalcature immobili, cartelli e muri crollati con effetti personali ancora immobili all’interno delle poche case che le scosse non hanno del tutto buttato giù.
Dimenticare è impossibile e sperare non è facile. Sì, perché la speranza di tornare a vedere questi borghi splendere come in passato è ferma come quella ricostruzione tanto promessa e mai arrivata se non da quei pochi, per lo più privati, che hanno voluto crederci e che, per farlo, si sono rimboccati le maniche. Certo, ad Amatrice sta spuntando qualche gru e c’è già qualche curioso che si affaccia timidamente alle porte del corso, per toccare e vedere con i propri occhi cosa è rimasto. E intanto a Saletta di Amatrice, la quotidianità è ferma al 24 agosto, c’è un tavolo ancora apparecchiato, un giubbotto su una sedia e una credenza che aspetta di essere aperta per prendere una tazzina per l’ultimo caffè. Illica non c’è più, la strada porta ad una fontana, le macerie sono scomparse e sono rimaste solo alcune fondamenta di case distrutte, davanti alle quali l’estate correvano i bambini. Accumoli non esiste, è un paese inaccessibile, ancora chiuso in zona rossa, la distruzione si nota solo percorrendo la SS4. Poi, poco prima di entrare nel marchigiano ci si lascia alle spalle il paesino fantasma di Grisciano, un cantiere a cielo aperto che prova a ripartire con i tanti camion, i turisti che passano e le persone anziane che giocano a carte appoggiate al tavolino di un bar. E ora? Non ci resta che ricordare e aspettare che si facciano passi in avanti perché la vita torni a sorridere anche qui.