Riceviamo e pubblichiamo lo sfogo, che diventa appello, di un lettore.
Mi chiamo Claudio, sono un ragazzo di origine sarda di 45 anni, mi trovo a vivere a Rieti dalla fine del 2015 perché una persona mi aveva promesso un lavoro in una ditta del posto. Lavoro che non ho mai svolto. Essendo rimasto senza lavoro a ottobre dello stesso anno a Firenze, sono sceso volentieri a Rieti perché già la conoscevo per un lavoro precedente come corriere, mi sono innamorato nel 2008-2009 del posto; così quando mi si è ripresentata l’occasione di venire a vivere a Rieti ne ero entusiasta. Purtroppo però, quello che doveva essere il mio datore di lavoro, dopo avermi fatto dormire una notte nell’azienda agricola, mi ha svegliato alle 5 del mattino dicendomi che non era il lavoro per me senza nemmeno avermi fatto fare un periodo di prova. Per un periodo abbastanza lungo ho passato l’inverno in macchina, fino a quando qualcuno del posto mi ha fatto conoscere Don Fabrizio, della parrocchia di Regina Pacis. Don Fabrizio mi ha aiutato.
Come tutti sappiamo è accaduta la tragedia del terremoto di Amatrice: con il crollo della chiesa e del resto del paese, ho dovuto lasciare quella sistemazione a Regina Pacis per lasciare il posto al parroco che fortunatamente è sopravvissuto; prima di farmi andare via da lì si è assicurato di farmi avere un miniappartamento del vescovado in comodato d’uso gratuito nel maggio 2017, ovviamente non posso che essergli grato.
Negli anni avevo trovato un lavoro presso una pizzeria per fare, la sera, le consegne a domicilio nel dicembre dello stesso anno; ho lavorato per 450 euro al mese fino a febbraio 2020. Mi sono licenziato perché non mi è stato pagato più lo stipendio; da allora ad oggi, purtroppo, non ho trovato nulla. Mi è stato riconosciuto da marzo 2021 il reddito di cittadinanza di 39 euro al mese. E oggi, 6 agosto 2021, mi è stato fatto firmare un foglio il quale afferma che per il 31 agosto prossimo devo lasciare il miniappartamento in comodato; se così fosse l’unica soluzione, purtroppo, per una persona senza lavoro come me, è tornare a vivere in macchina.
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