A sei mesi di distanza dall’indagine che aveva riguardato l’impatto della prima ondata della pandemia sulle imprese, la Federlazio è tornata quest’anno con una seconda rilevazione che aggiorna sugli effetti economici, sulle modifiche intervenute nei comportamenti imprenditoriali e sulle strategie poste in essere dagli operatori per affrontare i nuovi scenari del post-pandemia. L’indagine è stata condotta mediante questionario online rivolto ad un campione rappresentativo di imprese associate. Il report si riferisce al periodo secondo semestre 2020 e primi mesi del 2021, affrontando quindi in pieno gli effetti dovuti alla seconda ripresa dei contagi.
Nel 2020 il tessuto imprenditoriale del Lazio ha, nel complesso, evidenziato una particolare capacità di resistenza e, addirittura si è verificato un incremento dell’1,4%, nel numero di imprese attive. Buono l’incremento del numero di imprese attive realizzato nella provincia di Rieti con un +0,88%, valore secondo solo a quello registrato su Roma. In regione il valore delle esportazioni, tra il 2019 e il 2020 si è ridotto del 10% mentre nel totale della Penisola il tasso negativo è stato del -9,7%. Va considerato che la variazione relativa all’export regionale che si era verificata nel primo semestre era stata del -26,2%. Anche la provincia di Rieti ha subito un calo consistente riguardo l’export, in particolare nei confronti dei paesi extra UE.
L’indagine: impatto del coronavirus sulle attività aziendali
Il livello della produzione non registra alcuna variazione per il 47,8% delle imprese intervistate. L’8,7% sono quelle che hanno avuto un calo superiore al 50% della propria attività; il 17,4% dichiara una contrazione tra il 30% e il 50%. La contrazione degli ordinativi ha coinvolto il 39% delle aziende. Nel 21,7% si è verificata una riduzione superiore tra il 10 e il 30%. Il fatturato complessivo si è ridotto nel 42,3%. Le imprese in cui si è verificata una contrazione tra il 10% e il 30% sono state il 26,9%, superiore al 50% sono state il 7,7%.
Il ricorso alla Cassa Integrazione
Il 58,6% delle PMI reatine ha dichiarato di aver fatto ricorso alla Cassa Integrazione.
Per più della metà delle PMI (il 58,8%) la richiesta di Cassa Integrazione ha riguardato oltre il 50% del personale aziendale.
Per quanto riguarda poi la durata della CIG richiesta, la maggioranza delle imprese (64,7%) non è andata oltre i 3 mesi e solo il 5,9% ha superato i 6. La quasi totalità delle aziende intervistate (93,1%) dichiara di non aver più alcun dipendente in CIG/Covid.
Le misure messe in atto dalle aziende
L’avvento della pandemia tra le altre cose ha anche portato con sé la “scoperta” dello smart working, che obiettivamente ha ricoperto un ruolo importante per poter garantire una certa continuità del lavoro, almeno in alcuni settori economici. In effetti quasi il 40% (37,9%) di imprese della provincia di Rieti vi ha fatto ricorso.
Il fatto però che in quasi la totalità delle imprese interpellate (84%) ad oggi non vi sia più nessuno che lavori in smart working, fa capire come la tendenza sia quella di tornare lentamente alle modalità tradizionali di lavoro. A conferma di ciò, il 90% degli intervistati dichiara che una volta superata l’emergenza sanitaria non ricorreranno più allo smart working.
Blocco dei licenziamenti
In questa rilevazione abbiamo voluto inserire una domanda che tenesse anche un po’ conto del dibattito che si è sviluppato in questi mesi sullo sblocco dei licenziamenti, che il Governo ha finora di volta in volta rinviato, ma che oramai sembra fissato al prossimo 30 giugno. I risultati sono apparsi molto interessanti e per certi versi inattesi: ben l’86,2% delle imprese intervistate, anche una volta che cadrà il blocco dei licenziamenti, non prevede alcuna riduzione di personale, a fronte di un solo 3,4% che prevede invece una peraltro leggera riduzione, compensato però anche dal 3,4% che prevede addirittura un aumento del personale.
Le aspettative future
Federlazio ha rilevato anche atteggiamenti e aspettative delle PMI riguardanti i possibili andamenti delle attività per i prossimi mesi. Dalle risposte ottenute, emerge mediamente che circa il 50% delle PMI della provincia di Rieti non crede ci sarà una variazione della propria attività, questo su tutti gli indici principali considerati (produzione, ordinativi e fatturato).
Sempre riguardo alle prospettive è stato poi chiesto di esprimere un parere sui tempi necessari per un ritorno a una situazione di normalità, nella propria azienda e nell’intero Paese. Sempre che la pandemia non vada a incrementare significativamente i contagi, si registra una significativa fiducia nel ritorno alla normalità della propria azienda da parte del 50% degli imprenditori che dichiara che il tempo necessario dovrebbe essere compreso tra sei mesi e un anno. Il 10,7% dichiara che “ci vorranno almeno due anni”.
Infine abbiamo voluto valutare l’intenzione da parte delle aziende di effettuare concretamente degli investimenti o meno nei prossimi mesi. Soltanto l’11,1% però dichiara di fare sicuramente investimenti, il 29,6% non è intenzionato, per il 60% dipende dall’andamento dell’azienda e dalle opportunità che si presenteranno nei prossimi mesi.
Gli ambiti dove maggiormente si ritiene di poter investire saranno principalmente il marketing e lo sviluppo commerciale (44,4%) e la digitalizzazione del processo produttivo (33,3%).
“Se è vero che un imprenditore su due intervistato prevede di poter tornare entro sei mesi/un anno ad una situazione di normalità pre-pandemica, è altresì vero però che semplicemente ‘tornare’ a quei livelli non è più sufficiente oramai in quanto la nostra economia mostrava già un certo affanno – dichiara il presidente di Federlazio Rieti, Alberto Cavallari – Questo potrà avvenire solo ripensando l’intera organizzazione produttiva, dotandoci di una nuova politica industriale: innovazione all’interno delle imprese, maggiore attenzione ai mercati internazionali, dotare le aziende di una maggiore solidità finanziaria e gestionale, puntare con determinazione sulla green economy, la mobilità sostenibile, le energie rinnovabili. A tutto ciò dovrà poi necessariamente aggiungersi un piano di riqualificazione delle infrastrutture, materiali e digitali: è inutile parlare ancora di raddoppio della Salaria se ancora oggi molte aziende sono tagliate fuori dal mondo in quanto non raggiunte dalla fibra. Ma soprattutto non si potrà prescindere dal mettere mano ad un profondo processo di modernizzazione della Pubblica Amministrazione, da realizzarsi mediante un poderoso efficientamento delle sue strutture organizzative, snellimento e razionalizzazione della macchina burocratica, con particolare riferimento ai processi autorizzativi”.
“A circa 15 mesi dallo scoppio della crisi sanitaria ed economica, la prima impressione che si ricava dalla nostra indagine è che quel sentimento di scoramento iniziale abbia lasciato spazio ad elementi di maggior positività di cui tutti abbiamo in questo momento un gran bisogno – ha concluso il direttore di Federlazio Rieti Davide Bianchino – Il dato più significativo della nostra Indagine e che davvero costituisce un elemento di fiducia e di speranza, è quello relativo a cosa potrebbe verificarsi dopo il 30 giugno, una volta scaduto il blocco dei licenziamenti introdotto dal Governo: la stragrande maggioranza delle imprese (86,2%) dichiara di non prevedere licenziamenti nella propria azienda. Ciò rivela che le imprese sono fiduciose di poter rilanciare la propria attività e riportarla, anche se con inevitabile gradualità, alla situazione pre-pandemica, tanto da non voler ridurre il personale. Questo conferma che, nonostante tutto, lo spirito e la tempra della gran parte dei nostri imprenditori non escono indeboliti da questa esperienza negativa, né risulta in loro smarrita la spinta a ripartire con decisione in quello che sanno fare meglio: creare ricchezza, lavoro e sviluppo”.
Foto: RietiLife ©