(di Giacomo Pasquetti e Christian Diociaiuti) Assolti in due “perché il fatto non costituisce reato”, per altri 5 imputati “il fatto non sussiste”. C’è stata questo pomeriggio la sentenza di primo grado del processo sul crollo della torre campanaria di Accumoli, evento che la notte del 24 agosto 2016 causò la morte di un’intera famiglia (madre, padre e due bambini piccoli): Andrea Tuccio e di sua moglie Graziella Torroni, entrambi 34enni, e dei loro bambini, Stefano di 8 anni e Riccardo di appena 9 mesi.
Sette gli imputati: l’ex sindaco di Accumoli, Stefano Petrucci; l’allora responsabile unico del progetto, l’architetto Pier Luigi Cappelloni; il collaudatore statico amministrativo dei lavori a cui fu sottoposta la torre, l’architetto Mara Cerroni; i progettisti e direttori dei lavori, l’ingegnere Alessandro Aniballi e l’architetto Angelo Angelucci; il geometra Giuseppe Renzi e l’ingegner Matteo Buzzi, tecnico incaricato dei lavori dalla Diocesi di Rieti. Per tutti l’accusa e di omicidio colposo e disastro colposo. Il pm Lorenzo Francia aveva chiesto 7 anni per tutti, per un totale di 42 anni.
Il giudice monocratico Riccardo Giovanni Porro, ha assolto – perché il fatto non costituisce reato – l’ex sindaco di Accumoli, Stefano Petrucci, e l’ingegner Matteo Buzzi, tecnico incaricato dei lavori che la Diocesi di Rieti aveva disposto sul campanile di Accumoli. Assolti, perché il fatto non sussiste, gli altri 4 imputati: Cappelloni, Cerroni, Aniballi, Angelucci e Renzi.
I parenti delle vittime, subito dopo la sentenza affermano in aula: “È una vergogna. Ci sono stati quattro morti e sono stati tutti assolti. La legge italiana dice che mio fratello è morto per sé stesso – dichiara il fratello di Andrea Tuccio – non volevo vendetta, ma sono deluso dalla giustizia italiana”. “Responsabilità penale non pervenuta, ma forse ci sarà un risarcimento per motivi civili” fanno sapere i legali della famiglie delle vittime.
Secondo le indagini compiute dalla Procura di Rieti, come riporta Ansa, la vela campanaria piombò violentemente sul tetto dell’adiacente edificio comunale sfondando, in caduta, prima la copertura della casa canonica e poi due solai dell’abitazione di proprietà del Comune dove abitava in affitto la famiglia Tuccio. Un tragedia che secondo gli inquirenti poteva essere evitata perché l’antica torre campanaria era stata già danneggiata da due precedenti terremoti, quello della Valnerina del 1979 e quello de L’Aquila del 2009, e, soprattutto, perché non era mai stata messa seriamente in sicurezza, nonostante vari interventi.
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