(di Federico Ducco – da RietiLife Free Press) L’emergenza garantita dall’Ares 118 nell’anno del Covid, il 2020, l’annus horribilis. Un servizio messo duramente alla prova, insieme a molti altri in campo sanitario, nelle lunghe settimane in cui gli operatori hanno corso da una parte all’altra della provincia per soccorrere persone alle prese coi sintomi del coronavirus, bisognosi di raggiungere l’ospedale De Lellis. Nell’anno del Covid 19 la centrale operativa di Rieti ha eseguito 72mila 680 soccorsi di cui 10mila 782 in codice rosso, 53 mila 298 in codice giallo e 8 mila 600 in codice verde.
“Il confronto dei dati relativi all’attività svolta nel corso del 2020 rispetto al 2019 – fa sapere l’Ares – denota un incremento degli interventi che si evidenzia in tutti gli ambiti (richiesta, visita medica, attivazione del mezzo di soccorso 118), dovuto in buona parte alla situazione emergenziale determinata dalla diffusione dell’epidemia da Covid 19 e che ha visto numerose richieste raggiungere la centrale d’ascolto, in particolare nei mesi di marzo, inizio della pandemia nel Lazio, nonché nel mese di agosto, legato ai rientri dalla Sardegna, e poi a ottobre, novembre e dicembre, in cui si è verificata la seconda ondata pandemica”. Un’emergenza che a livello laziale è stata fronteggiata da 1.757 dipendenti dell’azienda regionale, alle prese con 415 mila 343 interventi oltre a 815 missioni dell’elisoccorso dalla centrale di Roma. Ora l’Ares 118 è in attesa di mettere su strada 48 nuove ambulanze e aspetta i rinforzi annunciati in termini di personale: 138 autisti che dovrebbero entrare in servizio dopo un concorso durato 16 mesi. Insomma l’emergenza continua a prescindere dalla pandemia.
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