(di Martina Grillotti – da RietiLife Free Press) La graduale riapertura dell’Italia ha fatto tanto parlare del green pass, o certificato verde, scatenando anche diverse polemiche. Ma cos’è? A cosa serve averlo? Servirà per spostarsi tra regioni e andare in vacanza, oltre a dare la possibilità di partecipare a matrimoni e feste (il settore riparte il 15 giugno). Ad avere diritto a questo certificato, istituito con l’ultimo Decreto Legge approvato dal premier Mario Draghi per garantire una ripartenza dell’economia e degli spostamenti anche in vista dell’estate, sarà chi è stato vaccinato contro il Covid con entrambe le dosi, chi è risultato negativo ad un tampone molecolare o un antigenico effettuato entro le 48 ore, chi è guarito dall’infezione e, a seguito di tampone negativo di controllo, è uscito dall’isolamento.
Sono considerati, dunque, green pass il certificato vaccinale, il referto di un tampone antigenico rapido o molecolare negativo effettuato al massimo 48 ore prima, il referto della Asl che certifica la fine dell’infezione. Potrà essere richiesto direttamente ai soggetti autorizzati (il centro dove è stato effettuato il vaccino, il proprio medico di medicina generale e il laboratorio dove è stato effettuato il tampone). A seconda del tipo di certificazione di cui si è in possesso cambierà anche la durata. In caso di certificato vaccinale la validità è di 9 mesi (ma può essere rilasciato anche dopo la prima dose e avrà validità dal 15° giorno dopo l’inoculazione fino alla seconda dose). Il certificato di avvenuta guarigione dal Covid dura 6 mesi dalla data di fine isolamento. Il referto del tampone negativo, molecolare o antigenico, vale solo fino a 48 ore dal prelievo. Al momento è possibile utilizzare tale certificazione solo per gli spostamenti all’interno del territorio nazionale e per andare in Europa, ma in quest’ultimo caso c’è da informarsi prima della partenza perché non tutti i Paesi lo accettano.
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