Una bellissima lezione di educazione alla legalità e di storia contemporanea oggi 21 aprile e ieri nell’assemblea di Istituto del Liceo scientifico Carlo Jucci, grazie all’intervento in remoto dell’ingegner Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, vittima della strage di Via D’Amelio. Fu già in passato ospite del liceo, grazie al contatto creato dall’allora studentessa Elena Marchili, che ancora oggi si è prodigata per facilitare l’evento.
Salvatore, che da molti anni porta la sua testimonianza nelle scuole d’Italia, non fa che ubbidire alla sua personale esigenza di non far morire il sogno del fratello, quello cioè di liberare l’Italia dal cancro della mafia. Lui ricorda che per 5 anni ha creduto che quella strage, l’ultima di molte, avesse finalmente smosso le coscienze: nacquero infatti tra il ’92 e il ’97 associazioni giovanili, come Addio pizzo, che miravano a non lasciare soli i negozianti; ma anche lo stato incarcerò a Pianosa i mafiosi che avevano festeggiato la morte di Falcone e Borsellino. Poi però l’indifferenza riprese il sopravvento: lo stato liberò 300 mafiosi condannati con il 41 bis e vennero chiuse Pianosa e l’Asinara.
Ecco il perché della sua scelta di dedicare la vita al progetto di non dimenticare. Il fratello, in una lettera scritta ai giovani studenti di una scuola, aveva detto che era ottimista perché vedeva nei giovani un’attenzione al problema della mafia maggiore di quella che lui aveva avuto alla loro età.
Salvatore Borsellino ha infatti parlato del fratello come di una persona non solo coraggiosa, ma ottimista, fiduciosa nei giovani e nel ricambio generazionale. Lo ha definito un soldato, che combatte in guerra e sa che potrà morire. Paolo dopo la morte di Falcone sapeva che sarebbe morto, dice, eppure ha continuato a fare il suo dovere ogni giorno. E questo è il messaggio più bello che ci lascia: ognuno deve impegnarsi a far bene quello che sta facendo, non lasciandosi andare a indifferenza o sconforto.
Allude con dolore e rabbia anche alla connivenza stato mafia, che era certificata da appunti del fratello contenuti nella famosa agenda rossa che lui teneva sempre con sé e che non fu ritrovata nella borsa del giudice nella macchina in fiamme, segno della pericolosità delle informazioni contenutevi. A tal proposito ricorda l’Associazione agenda rossa, che raccoglie persone, soprattutto giovani, in tantissime città d’Italia, allo scopo di tener viva l’attenzione su questo problema, su cui invece qualunque governo degli ultimi tempi non ha sufficientemente posto attenzione.
L’ingegnere ha risposto poi esaustivamente alle domande interessate dei ragazzi sulla mafia di oggi, sulla mafia all’estero, sulla mafia in televisione.
Borsellino ha risposto che la mafia si è nel tempo adattata, passando dall’antico contrabbando delle sigarette, a quello della droga, poi di essere umani, ed oggi dei residui tossici. Le grandi quantità di denaro accumulate vengono investite al Nord, per riciclare il denaro sporco, inquinando la nostra economia. Dice poi che la mafia è ormai globalizzata e investe anche i paesi europei, che purtroppo però, a differenza dell’Italia, non hanno una legislazione adatta a proteggerli. Sui capitali di denaro sporco è sufficiente all’estero che si paghino le tasse perché non vengano fatti accertamenti. È indispensabile quindi che un piano legislativo europeo venga condiviso.
Quanto al cinema e alla televisione, e cita tra i tanti film Il Padrino o Gomorra, dice che queste rappresentazioni della mafia sono folcloristiche e spesso finiscono per creare degli eroi negativi con cui il giovane si immedesima. Dopo più di due ore di esposizione e risposte ad una platea commossa e coinvolta emotivamente e civilmente, l’ingegnere ha ribadito l’invito ai giovani alla tolleranza, all’impegno nella lotta alla violenza e alla sopraffazione, che anche a scuola si può manifestare nella forma del bullismo. “Che ognuno faccia il meglio che può nel proprio ambito, solo così saremo persone migliori e abiteremo un mondo migliore”
Riportiamo alcuni commenti a caldo: “Mi ha colpito fortemente l’alternanza di coraggio e sofferenza. Salvatore Borsellino non cerca di apparire come un eroe, ma con coraggio gira l’Italia, rispettando una promessa e facendo vivere il messaggio del fratello attraverso i giovani” (Stefano Ciaccia).
“Il dottor Borsellino … si focalizza sulle scuole… perché in prima linea contro la mafia devono esserci i giovani. La mafia è un processo storico nato nel Risorgimento e sviluppatosi nella politica corrotta del secondo ‘900, ma è in corso ancora oggi; non cosa del passato, ma male vivo e presente” (Emiliano Santori).
“Fondamentale per Borsellino è la partecipazione dei giovani nella lotta contro la mafia: verità e giustizia sono, come il progresso per Seneca, il risultato di un processo multigenerazionale che richiede in primis la lotta dei giovani” (Simone Giudici).
(di Chiara del Soldato – docente Liceo Jucci)
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