(da RietiLife Free Press) Una lotta sui diritti e sui numeri. Per i sindacati (Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti), lo sciopero di ieri in Amazon – in tutta Italia, Passo Corese inclusa – ha coinvolto il 70-75% dei lavoratori, tra magazzino e operatori delle consegne. Per l’azienda, la cifra, è stata molto più ridotta: “L’adesione è stata inferiore al 10%, mentre i nostri fornitori dei servizi di consegna ci riportano un tasso di adesione intorno al 20%”.
Una forbice ragguardevole, nel primo, vero, sciopero dentro il colosso americano dell’e-commerce in Italia. A Passo Corese operano circa 1.600 lavoratori; un minimo di frenata dell’attività c’è stata, anche se il picchetto fuori dell’azienda – per motivi covid – è stato ridotto, con gli scioperanti rimasti a casa. I motivi dello sciopero sono stati diversi: carichi di lavoro e loro verifica, contrattazione dei turni, inquadramento professionale, orario di lavoro dei driver, buoni pasto, stabilizzazione dei tempi determinati e dei lavoratori interinali, continuità occupazionale e stop a turnover esasperato.
A Passo Corese l’interesse è per migliorare il contratto della logistica, il riconoscimento di benefit e mansioni che, di fatto, in Italia solo in Amazon si svolgono. Ieri l’invito a boicottare gli acquisti per 24 ore, mentre l’azienda ha chiarito: “I fatti sono che noi mettiamo al primo posto i nostri dipendenti e quelli dei fornitori terzi offrendo loro un ambiente di lavoro sicuro, moderno e inclusivo, con salari competitivi tra i più alti del settore, benefit e ottime opportunità di crescita professionale”.
Foto: RietiLife ©