(r.l.) “Oggi alle 18 mi siedo fuori dal locale e chiedo la visita del Prefetto. A ridotta possibilità commerciale che corrisponda la presenza dello Stato a tutela della nostra dignità. Vado avanti ad oltranza“: lo scriveva ieri Maurizio Perelli, del bar-enoteca Dragonetti di Cittaducale. Una protesta che ha avuto effetto, anche se rimodulata nella tarda serata di ieri.
RietiLife lo ha ascoltato e nel video spiega tutte le sue ragioni a Nicolò Lucantoni.
“Sto fuori dal mio locale – scrive sui social nella serata di ieri, Perelli – Ho rispettato ogni dpcm ma da piccolo imprenditore ritengo sottostimato il sostegno ricevuto. Chiedo di interloquire con lo Stato, nello specifico ad oggi con la Prefettura e con un rappresentante parlamentare del territorio. Rimango qui tutta la notte – scriveva ieri Perelli intorno alle 18 – I nostri paesi, già colpiti da una crisi economica atavica rischiano di subire dopo un anno di emergenza pandemica un colpo mortale inferto per mancanza di tutele al settore del piccolo commercio e dell’artigianato. Io sono al locale questa notte, domani notte e dopodomani notte per portare sul tavolo le nostre esigenze. Spero di venire seguito ed ascoltato, in buona fede e senza speculazioni. Invito i rappresentanti delle istituzioni e della stampa in Cittaducale, Rieti, Corso Mazzini 54“.
E ancora: “Quello che richiedo è un tavolo che porti le rappresentanze reali del piccolo commercio ai tavoli decisionali. Il problema è macrolocale e locale; nelle nostre realtà territoriali non parlare ad oggi del carico fiscale assolutamente iniquo rispetto alle capacità economiche del territorio, vilipeso e offeso nelle sue capacità innanzitutto dalle scellerate decisioni compiute nei luoghi di produzione (vedi il crollo occupazionale ad esempio nell’ex nucleo industriale, con la beffa della riconversione a nucleo di grande metratura commerciale) è un’offesa al nostro lavoro e alla nostra passione. Non morirò senza combattere. Il problema non nasce con il Covid che ha solamente evidenziato delle criticità. Ho invitato il primo deputato che mi ha contattato ad un tavolo locale. La mia speranza è che in altri territori si intraprenda un discorso analogo. Non abbandono il locale che è la mia sola fonte di reddito”.
ntorno a mezzanotte Perelli scrive: “Onde evitare mi venisse contestato il reato di violazione del coprifuoco non posso che riformulare la mia protesta. Ho avuto il piacere di esporre le ragioni del piccolo commercio a due giornalisti, al Primo Cittadino, ad un Deputato della Repubblica e in ultimo a due gentili esponenti delle Forze dell’Ordine i quali, in virtù dell’attuale normativa , mi hanno con successo invitato a tornare a casa. Ogni atto di piccola rivoluzione si ha da compiere entro dei parametri di possibilità e di convenienza perché la stessa abbia la possibilità di realizzarsi, dunque domani le richieste su cui basare un tavolo che riguardi i problemi occupazionali ed economici atavici (pre-covid) di un vasto territorio che va dalla Sabina, all’area turanense, alla Valle del Velino fino al Cicolano saranno lavorate spero con la collaborazioni di tutti coloro che oggi hanno guardato con favore alle mie parole. Metto a disposizione le mie competenze (non eccelse ma due parole le so affilare e un po’ di logica riesco ad usarla ) per la creazione di una macroassociazione commerciale che rappresenti, per peso specifico nei tavoli decisionali, una netta cesura col passato. Meritiamo rispetto. In un pomeriggio da solo ho fatto un bel po’ di casino, in 100 possiamo esporre condizioni, in 1000 vincere.
E questa mattina Perelli riflette: “Per quel che riguarda ieri, ringraziandovi per la vicinanza, rifletto su come le misure antipandemiche quali il coprifuoco e la libertà di movimento, saranno probabilmente estese dopo il termine della pandemia e riutilizzate all’occasione come sistema di controllo e repressione preventiva. Laddove sono stati ampliamenti tollerati pericolosi assembramenti giornalieri, viene visto come eversivo un cittadino solo in un centro storico deserto, di notte. Le misure attuate, per quanto pacifiche e moderate, mi portano a maturare riflessioni importanti sui nostri diritti che credevamo acquisiti. La domanda, di matrice quasi filosofica è una: può essere considerata misura antipandemica una misura messa in campo laddove è assente un rischio di diffusione della pandemia? Può, in altre parole, un uomo seduto su una seggiola in strada rappresentare un pericolo di sicurezza pubblica?”.
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